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Visualizzazione dei post da settembre, 2007

Naturalmente, quindi

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Mettete attorno a un tavolo un pugno di magistrati della Corte dei conti , aggiungete alla torta la candelina del suo Presidente in carica e un membro della magistratura contabile europea. Fateli parlare per un'intera giornata, a tutto campo, di controlli sull’attività delle autonomie locali. Quale esito vi attendereste? Probabilmente una noiosa interminabile giornata, ricca di dissertazioni in legalese stretto e di sbadigli (in aula). Sbagliato . Non so se il merito principale va ascritto ai colori e profumi autunnali trentini oppure a quella fresca brezza che fin dal mattino ha costretto tutti ad armarsi di soprabito, fatto sta che le due sessioni di lavori del venerdì hanno regalato più di un brivido istituzionale ai partecipanti e la scoperta, nell’intervento di chiusura, di un insospettato talento attoriale. In ogni caso, poco fumo e un arrosto dal sapore deciso. Non foss’altro per la generosa attitudine di tutti i relatori (nessuno escluso) a mettersi per una volta dalla part...

Chimera

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Ci avviciniamo al decimo compleanno del Patto di stabilità interno e ancora nessuno gli sta organizzando la festa. A dire il vero, dopo quasi due lustri, ha subito tanti e tali aggiustamenti che la creatura del 1999 ha poche similitudini con quella del 2007. L’unica caratteristica che mette generalmente tutti d’accordo è la sua impopolarità. Inevitabile, data la natura punitiva del Patto. Checché se ne dica, infatti, i cordoni della borsa si sono progressivamente stretti, obbligando gli enti interessati a frequentare un corso accelerato di acrobazia contabile per giungere alla meta ancora tutti interi. C’è ovviamente, come in ogni buon testo teatrale, il lato comico-surreale, rappresentato in questo caso dalla scomparsa improvvisa delle sanzioni a carico degli inadempienti del Patto per il 2006, unico vero deterrente alla violazione delle norme. Ma, essendo tale eliminazione avvenuta ad esercizio praticamente terminato, a quell’ora i buoi erano già scappati e con essi la possibilità di...

I picconatori

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La stagione venatoria di ANCI (almeno della sezione lombarda) prosegue con la caccia a una nuova preda: il contributo a parziale ristoro dell’IVA sui servizi esternalizzati. Da quando è stato introdotto, con la Finanziaria per il 2000, il fondo alimentato dall’IVA incamerata dall’erario sui servizi non commerciali esternalizzati dagli enti locali ha rappresentato un corretto strumento di riequilibrio di una patente iniquità. Infatti, per i comuni, l’IVA esposta nelle fatture passive per le prestazioni dei servizi in questione rappresenta un costo vivo e l’unica possibilità concessa agli enti di recuperare il maggior onere è inevitabilmente rappresentata da un inasprimento delle tariffe dei servizi stessi. Come ricordato da ANCI, è lo stesso art. 6, c. 3, L. 488/1999 che assegna al fondo il compito di contenere le tariffe. Dal punto di vista strettamente operativo, per i comuni è sempre stato piuttosto semplice ottenere una fetta della torta, inviando una certificazione annuale riepil...

Tutto sotto controllo

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Non sempre è opportuno tornare sugli stessi argomenti. Ci sono però circostanze che rendono inevitabile ribattere su vecchi chiodi perché qualcuno, nottetempo, ha provato a estirparli. Sulla questione dei pagamenti oltre i (per ora) diecimila euro, il caos determinato dall'assenza del decreto ministeriale (unico strumento che porrebbe fine a un ridicolo balletto) è ormai tale che nessuno ha più intenzione, negli uffici ragioneria, di emettere mandati prima di avere un certo riscontro della solvibilità del creditore e, soprattutto, prima di capire che procedimento amministrativo ha in mente il legislatore, dopo aver diradato il fumo denso che, per ora, ristagna attorno alla norma. Come se non bastasse, la troppo lunga attesa è determinata, com'è noto, dalla sosta del decreto presso il Consiglio di Stato, causa delicate vicende di riservatezza dei dati. Quindi, il Ministero si è già ufficialmente pronunciato, mentre in attesa che tutto si sblocchi, ogni attore recita la sua parte...

L'amico del giaguaro

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Se non ti possono licenziare, dev’essere la Pubblica amministrazione. Il gelatinoso sillogismo, ormai troppo diffuso per risultare davvero scandaloso, è emerso nuovamente a seguito di una sentenza del tribunale di Napoli, riportata con salace commento dal Lenzuolo rosa di oggi. Nella sua disarmante semplicità, la vicenda assume il valore esemplare del paradigma. Ricapitoliamo rapidamente: un dipendente dell’Agenzia delle entrate si sente in grado (funzionalmente e giuridicamente) di effettuare una transazione con un contribuente in relazione all’attribuzione di una rendita. Poiché la conciliazione ha determinato un minor introito per l’Amministrazione finanziaria, è scattato immediatamente il procedimento disciplinare a carico del carneade che, di fronte allo sconcerto e alla furia del proprio dirigente, si è trovato con le armi spuntate e, in un primo tempo, licenziato in tronco. L’inevitabile ricorso del funzionario ha determinato prima il reintegro da parte del giudice del lavoro e,...

Pazienza proverbiale

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Ai segretari comunali, talvolta, giungono notizie di una acidità tale che mi chiedo quanto a lungo questa categoria possa continuare a svolgere il proprio ruolo con le modalità di oggi. Mi riferisco, stavolta, a una corposa decisione della Corte dei conti veneta in merito a una vicenda leggermente complicata di incarichi, denunce e dimissioni che possiamo riassumere in questo modo: un consigliere (presumo di minoranza) propone un esposto alla magistratura contabile per un debito fuori bilancio riconosciuto dall’Amministrazione. Quest’ultima, per ribattere colpo su colpo, incarica un giurista esterno alla dotazione organica con il compito di fornire adeguata consulenza. Ne sorge un giudizio amministrativo parallelo (di cui riferiamo dopo) che si chiude con la sconfitta del Sindaco e della maggioranza. Entra la Corte (dei conti) e rileva il danno erariale per le spese legali sostenute in merito a quest’ultima controversia. Ma soprattutto contesta all’amministrazione di aver voluto a tutt...

Zona retrocessione

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Il duro lavoro delle società di rating , questi fulminanti agenti del controspionaggio finanziario che decidono della qualità del debito di enti pubblici e privati per conto del sistema bancario internazionale, si fa ancora più arduo oggi, per colpa dell'ICI. Senza la minima preoccupazione che ciò possa rappresentare uno scherzo da Ognissanti con un mese abbondante di anticipo, le tre principali aziende del settore hanno fatto sapere che la valutazione dell'affidabilità degli enti locali sotto il profilo finanziario potrà subire più di uno scossone, quando il Governo avrà finalmente scelto che fare degli sgravi promessi da mesi e perennemente sospesi in un limbo fiscale senza redenzione. Le opzioni per la suddivisione della torta sono tuttora numerose: l’originaria proposta di sostituire con agile mano il minor gettito d’imposta con un maggior trasferimento di risorse erariali è stata affiancata nelle ultime settimane dalla iniziativa ANCI (ma ce n’eravamo fatti promotori prima...

Ratatouille

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Quando il gatto non c’è, i topi delle entrate ballano. E’ sufficiente che un decreto attuativo non sia emesso in tempo, e immediatamente si scatena il tango argentino delle circolari (ministeriali ma non solo) che tentano di surrogarne i contenuti, ben sapendo di non poter rivaleggiare in efficacia giuridica. E questa consapevolezza non affievolisce l’impeto decisionista a destra e a manca. Sulla disciplina dei pagamenti delle amministrazioni sopra i diecimila euro, il Ministero dell'Economia e delle Finanze (per il tramite del dipartimento del Tesoro) si è prodotto in un doppio salto mortale, con due circolari in un solo mese per dimostrare che, da quelle parti, non si sta con le mani in mano. Tuttavia, gli operatori si chiedono se a tanta solerzia corrisponda la certezza che quelle istruzioni confluiranno pari pari nel decreto ministeriale (che pare già esista, interamente formato, benché sospeso di fronte al Consiglio di Stato per questioni di gestione dei dati sensibili). Su qu...

Oci ciornie

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I brividi corrono lungo la schiena ogni volta che, da utenti, ci rivolgiamo a uno sportello pubblico e sentiamo ripetere le frasi che mal sopportiamo ma che, ammettiamolo, abbiamo pronunciato anche noi (e non c’entrano la malafede o l’indolenza). Quel girare a vuoto da un ufficio all’altro, senza capire dov’è il bandolo della matassa. E quando accade, sentiamo che è venuto il momento per cambiare, nel nostro piccolo, le cose e, cristianamente, non dire agli altri quello che non vorremmo fosse ripetuto a noi. Così, l’idea di un sindaco siberiano, al quale il freddo non ha affatto congelato i neuroni, riporta tutto a zero. Pare che (lo riporta in un succoso pezzo Leonardo Coen su Repubblica oggi) il Sig. Aleksandr Kuzmin, giovane primo cittadino in quel di Megion, avamposto dell’estrazione petrolifera, avendo superato il limite di sopportazione, abbia compilato una lista di termini e locuzioni che, d’ora in poi, nessun funzionario comunale dovrà più pronunciare, pena la minaccia di licen...

Un anno sull'altopiano

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Il lungo inverno della contabilità ambientale è appena iniziato. Decorrono da poco più di una settimana i dodici mesi necessari al Governo per imbastire, assecondando i criteri generali del disegno di legge delega approvato in Consiglio dei ministri, il decreto legislativo che attuerà, anche per gli enti locali, i verdissimi principi dell’impatto ecologico dell’amministrazione pubblica. E’ ben scarno il ddl, solo tre articoli, dei quali è il secondo a costituirne l’ossatura centrale, quello che dice come dovranno essere i futuri bilanci (anche) comunali. E visto che dobbiamo partire da qui, pur restando scettici di fronte a un sistema che mette decisamente il carro davanti ai buoi, val proprio la pena di entrarci a capofitto per veder subito cosa ci toccherà in sorte. Partiamo, comunque, dall’ incipit . La motivazione di questo moto di insurrezione contabile (contenuta nell’articolo 1) sarebbe quello “ di assicurare conoscenza, trasparenza e responsabilità all'azione di governo ris...

Il paese dei cachi

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Per fortuna non siamo anglosassoni. Nel senso del sistema giuridico, intendo. La regola della Common Law mal si coniugherebbe, infatti, con il ping-pong quasi quotidiano giocato dalle magistrature tributarie di ogni grado. E’ ovviamente l’ICI il grande terreno dove si disputa l’infinito torneo tra CTP, CTR e Cassazione. La straordinaria volubilità delle decisioni non aiuta a costruire un’impalcatura solida, purtroppo. E per gli uffici tributi (mi spiace, ma in questo caso non posso proprio spogliarmi degli abiti professionali) le complicazioni sono come il pane sulla tavola: immancabili. Prendiamo ad esempio un paio di pronunce citate tra lunedì e oggi sui nostri quotidiani preferiti. Dallo Struzzo giallo apprendiamo che la Corte di cassazione ha dato ragione a un ente locale chiamato in giudizio dal proprietario di un’area il quale ne contestava l’edificabilità poiché vincolata a standard urbanistici, dunque destinata prima o poi all’esproprio. Le motivazioni del giudice supremo ripre...

Tris di primi

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1. Domenici ha trovato la quadratura del cerchio. Che da mesi ripetevamo su queste pagine. L'unico modo per salvare la capra della riduzione dell'ICI insieme ai cavoli del tesoretto da destinare è attribuire a ciascun proprietario immobiliare il diritto di detrarre l'imposta comunale dal proprio debito IRPEF. Non si trattava di una soluzione leonardesca (nel senso di Da Vinci), bastava il buon senso di razionalizzare l'uso di strumenti già efficaci su altri fronti (le spese mediche, innanzitutto). Eppure oggi la chiave del rebus è presentata sulla stampa come il classico coniglio dal cilindro, il trucco alla Sim Sala Bim che fa alzare tutti in piedi ad applaudire. I veri illusionisti, però, sono i funzionari al ministero, che ancora tentennano e rinviano sine die la risposta. Avranno forse timore di sbilanciarsi? Suvvia, è un gioco a somma zero per l'Erario. A meno che la litania sulle maggiori entrate fiscali non sia stata effimera come un successo dei Jalisse. Fa...

Quel che cova sotto la cenere

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Non si può neppure dire che sia colpa del caldo: a estate ormai esaurita, le temperature rinfrescano anche le menti più termo-sensibili. Dunque bisognerà trovare una spiegazione più logica all’estemporanea frase pronunciata nientemeno che dal vicepresidente ANCI, Fabio Sturani. A proposito del nuovo round di abboccamenti con il governo, ritorna il leit-motif della riduzione dell’ICI che fa davvero la parte dell’araba fenice in questa interminabile commedia teatrale. Il lungo giochetto senza soluzione (almeno per ora) continua, tra prove tecniche di riappacificazione e rassicurazioni in alto loco (di cui attualmente beneficiano esclusivamente i proprietari di immobili, almeno stando ai proclami di, addirittura, entrambi i vice-presidenti del Consiglio). In questo dialogo fra sordi si inserisce Sturani che, perorando caldamente la causa di una sotto-Finanziaria 2008 a esclusivo interesse degli enti locali, si infervora e, facendosi portavoce dell’intera associazione, chiude: “ Non c...

Non si butta via niente

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Recupero un intervento di fine agosto a cura di Piergiorgio Liberati apparso su LiberoMercato, il neo-quotidiano economico diretto dall'eccentrico Oscar Giannino, sulla entrata in vigore della nuova tariffa per la gestione dei rifiuti. E non capisco. O meglio, comprendo la qualità della polemica e mi viene da ridere. La sostanza attorno all'osso sarebbe la seguente: c'era una volta il Codice dell'Ambiente, ultimo atto macroscopico del precedente governo, la cui rivoluzionaria portata sarebbe stata stoppata dalla Finanziaria 2007. Ora, dopo mesi di incertezza, il Codice sarebbe entrato completamente in vigore e per le province si profilerebbe una perdita secca di gettito di circa 180 milioni di euro, causa la scomparsa dell’addizionale provinciale sulla TARSU o TIA (Ronchi). La lettura distratta del pezzo farebbe insomma presagire un tracollo finanziario al quale non si sarebbe posto rimedio per tempo. E’ un vero peccato che si perdano tempo e neuroni per imbastire duell...

La valle dell'eden

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I dati in possesso del Lenzuolo rosa sono, ad un tempo, sconfortanti e risaputi. Se solo il 14% dei comuni d’Italia ha introdotto la rendicontazione sociale, possiamo provare la delusione degli sprovveduti, poiché la costruzione di un documento di tale portata non è riconducibile ad alcun modello precostituito (né dalla prassi, né, tantomeno, dal legislatore) e finisce perciò con l’essere il prodotto di gruppi di lavoro autoctoni ben formati oppure di service esterni in grado di dedicare opportune risorse umane al progetto. Le recenti linee guida che l’Osservatorio per la contabilità e la finanza degli enti locali ha predisposto per i più volonterosi e i principi pubblicati dal Dipartimento della Funzione pubblica nel febbraio 2006 sono, più che manuali operativi nel senso proprio del termine, una sorta di check-list per coloro i quali costruiscono già bilanci sociali e possono in tutta sicurezza verificare che la documentazione messa a disposizione dei portatori di interesse sia sta...

Romanzo popolare

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Ci eravamo distratti. Avevamo concentrato ogni attenzione sugli enti ecclesiastici e sui loro beni immobili. La saturnina normativa e la ferma giurisprudenza giocavano a rimpiattino per decidere infine le sorti di qualche centinaia di milioni di euro in più o in meno nelle casse comunali di tutt'Italia. Nel frattempo, mentre l’esenzione ICI per questi enti andava e veniva, anche sulla spinta insistente dell’Unione europea cavaliere della libera concorrenza, si attribuivano quasi in sordina inaspettati vantaggi a un'altra vecchia conoscenza degli uffici tributi: gli istituti regionali di gestione delle case popolari. Gli ormai ex IACP sono da sempre una spina nel fianco delle commissioni tributarie e della Corte di cassazione, a causa dell’instancabile volontà di ottenere una volta per tutte la tanto desiderata (e pretesa) esenzione dall’ICI. La CTP di Bari, con sentenza dello scorso febbraio, si è infine stancata di negare agli istituti il ristoro per la loro benefica attività ...

Non sparate sul pianista

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Siamo usi a non sorprenderci più di fronte ai massicci dietro-front ministeriali sulle più disparate materie. Ovviamente, ne apprezziamo il lato sovente comico, certamente non volontario ma indubitabile. In un futuro, certi talenti avrebbero una professione assicurata e di redditizio esito, qualora giudicassero insostenibile il noioso compito di scartabellare tra gazzette (ufficiali). Così, l'ilarità sgorga copiosa dopo la lettura della nuova circolare che la Ragioneria generale dello Stato ha appena dedicato alla disciplina dei pagamenti della P.A. superiori a 10.000 euro. Ricordate che poche settimane fa la stessa Ragioneria, anticipando l'atteso decreto ministeriale previsto dall'art. 48-bis introdotto lo scorso ottobre al D.P.R. n. 602/1973, aveva diramato una personalissima interpretazione della norma, con il poco velato intento di sostituirsi a un provvedimento che tardava a sbocciare e colmando un silenzio preoccupante su un tema delicato anziché no. A base della ci...

La sopravvivenza del più adatto

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Quando la Cassazione decide che è venuto il momento di seminare un po’ il panico negli uffici tributi comunali, non c’è alcuna possibilità di sfuggirle. E’ di stamane (si veda l’utile sunto apparso sullo Struzzo giallo) la notizia che, con sentenza del 20 marzo, benché depositata solo lo scorso 24 luglio, la Corte ha attribuito all’avviso di pagamento inviato dall’ente locale a titolo bonario per tassa smaltimento rifiuti autonoma impugnabilità davanti al giudice tributario, assimilandolo all’avviso di liquidazione del tributo e facendolo dunque rientrare in una delle fattispecie previste dalla legge. L’art. 19 del D.Lgs. n. 546/1992, ricordate, elenca tassativamente gli atti oggetto di ricorso tributario e, tra questi, non appare l’avviso bonario, il quale ha, tra l’altro, lo scopo di ridurre gli oneri a carico del contribuente facendogli risparmiare i diritti di notifica della cartella esattoriale. La mancata indicazione sull’avviso della possibilità di adire il giudice tributario no...

Bassa acidità

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Sotto il grande cielo della pubblica amministrazione niente è più incerto del diritto ad accedere ad atti e documenti, per definizione, disponibili a chiunque ne abbia interesse. L'incertezza deriva quasi sempre da una doppia concomitanza: l’inanità di alcuni funzionari, scarsamente inclini a predisporre percorsi limpidi per la pubblicizzazione dell’attività propria e del proprio ufficio; l’antico timore reverenziale che ancor oggi incute nel cittadino medio l’idea stessa di ufficio pubblico, che gli impedisce l’esercizio di un interesse legittimo o, addirittura, di un diritto soggettivo solo perché non ne conosce limiti e confini. E’ pur vero che quando allo sportello (qualsiasi sportello) pubblico si presentano energumeni disposti a ogni colluttazione pur di ottenere con le cattive quello che con le buone non avrebbero titolo a pretendere, l’istinto di conservazione tipico del dipendente pubblico produce un ragionamento automatico che suona pressapoco così: se con i maleducati de...