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venerdì 28 settembre 2007

Naturalmente, quindi

Mettete attorno a un tavolo un pugno di magistrati della Corte dei conti, aggiungete alla torta la candelina del suo Presidente in carica e un membro della magistratura contabile europea. Fateli parlare per un'intera giornata, a tutto campo, di controlli sull’attività delle autonomie locali.
Quale esito vi attendereste? Probabilmente una noiosa interminabile giornata, ricca di dissertazioni in legalese stretto e di sbadigli (in aula). Sbagliato. Non so se il merito principale va ascritto ai colori e profumi autunnali trentini oppure a quella fresca brezza che fin dal mattino ha costretto tutti ad armarsi di soprabito, fatto sta che le due sessioni di lavori del venerdì hanno regalato più di un brivido istituzionale ai partecipanti e la scoperta, nell’intervento di chiusura, di un insospettato talento attoriale. In ogni caso, poco fumo e un arrosto dal sapore deciso.
Non foss’altro per la generosa attitudine di tutti i relatori (nessuno escluso) a mettersi per una volta dalla parte dei giudicati e ammettere che il lavoro dell’amministratore locale (si legga, per favore, anche ‘funzionario’) è spesso opera improba. Dai miei appunti sparsi riporto affermazioni del tipo: “Anche la funzione giurisdizionale è a tutela delle amministrazioni.”; “Più richieste di pareri riceviamo, più siamo contenti.”; “L’estensione dei controlli preventivi ha lo scopo di correggere per tempo l’azione amministrativa non conforme.” Parrebbero semplicemente petizioni di principio, pronunciate per adulare un uditorio che (come ha sagacemente osservato un sindaco locale) della Corte vede solo il versante ‘capestro’ per l’amministratore locale. Invece sono state sinceramente corroborate da almeno due considerazioni forti.
La prima, a cura del presidente della sezione di controllo lombarda Nicola Mastropasqua, ha messo in evidenza la fenomenale contraddizione che talvolta emerge fra l’esigenza di rispetto delle norme e l’obbligatoria repressione del danno erariale, citando due esempi attuali e pertinenti. Il caso degli enti soggetti al Patto di stabilità, i quali, per evitare le sanzioni applicate in caso di violazione di quest’ultimo, bloccano i pagamenti a residui in conto capitale, incorrendo però in questo modo nella fattispecie di danno erariale causata dagli interessi di mora addebitati inevitabilmente dai fornitori. Ma pure il caso, altrettanto paradossale, del Comune con quattro dipendenti, obbligato come gli altri a riportare la spesa per il personale sostanzialmente ai livelli del 2004, nonostante nel 2005 abbia assunto un quinto elemento. Si chiede Mastropasqua, cosa dovrebbe fare l’ente? Licenziare un dipendente? Il magistrato non ha (né avrebbe realisticamente potuto) fornito la soluzione dell’enigma. Tuttavia, è sceso dal piedistallo e ha implicitamente riconosciuto che la cattiva scrittura delle norme di legge produce, infine, mostri giuridici ai quali è arduo porre rimedio.
La seconda considerazione è venuta dall’oratore più giovane e più brillante, chiamato a dissertare di conti giudiziali e agenti contabili. Posto che la sproporzione fra conti da verificare e risorse a disposizione è enorme (2.000 a 3), il magistrato ha messo sul piatto una proposta assolutamente concreta. Invece di obbligare le sezioni a verificare tutti i conti degli agenti contabili (e a rispedire al mittente quelli che, e sono la maggior parte, è impossibile esaminare e che dunque si estinguono), fate in modo che se ne debba controllare solo una quota a campione. Si otterrebbero migliori analisi e i 60.000 euro di raccomandate risparmiate potrebbero essere utilizzati per assumere un paio di magistrati in più. E’ una proposta così sensata che, temo, non verrà mai presa in considerazione.
Un simposio senza difetti, allora? Non proprio. La deformazione professionale inevitabilmente si è riverberata nel simpatico duetto messo in scena a metà pomeriggio da un magistrato del controllo e uno del giudizio. Quest’ultimo ha invocato la clausola di salvaguardia: se voi del controllo date pareri a raffica, poi si rischia che gli enti li utilizzino per precostituirsi un alibi in successivi ed eventuali giudizi per danno. Bella la funzione consultoria, basta che non pesti i piedi a quella requirente, insomma.
Però, quando abbiamo scoperto che i magistrati delle varie sezioni hanno aperto sulla loro rete intranet un forum (a quanto pare usatissimo) per scambiarsi opinioni e pareri sulle decisioni da prendere, un verde lampo di speranza si è acceso nella sala: la P.A. informatica esiste.

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