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giovedì 27 settembre 2007

Chimera

Ci avviciniamo al decimo compleanno del Patto di stabilità interno e ancora nessuno gli sta organizzando la festa. A dire il vero, dopo quasi due lustri, ha subito tanti e tali aggiustamenti che la creatura del 1999 ha poche similitudini con quella del 2007. L’unica caratteristica che mette generalmente tutti d’accordo è la sua impopolarità. Inevitabile, data la natura punitiva del Patto. Checché se ne dica, infatti, i cordoni della borsa si sono progressivamente stretti, obbligando gli enti interessati a frequentare un corso accelerato di acrobazia contabile per giungere alla meta ancora tutti interi. C’è ovviamente, come in ogni buon testo teatrale, il lato comico-surreale, rappresentato in questo caso dalla scomparsa improvvisa delle sanzioni a carico degli inadempienti del Patto per il 2006, unico vero deterrente alla violazione delle norme. Ma, essendo tale eliminazione avvenuta ad esercizio praticamente terminato, a quell’ora i buoi erano già scappati e con essi la possibilità di fare rettifiche in corsa. La vicenda estiva dello sblocco limitatissimo degli avanzi di amministrazione ha posto le basi per le nuove regole, attualmente allo studio dei valorosi tecnici ministeriali, valevoli per il 2008. Il concetto che sarà più spesso ripetuto nelle prossime settimane (e che già riecheggia da giorni sulla stampa specializzata) è quello della ‘competenza ibrida’, fusione poco elegante di poste appartenenti al bilancio di competenza di parte corrente con elementi in conto capitale valutati per cassa. L’obiettivo (legittimo e opportuno) che il legislatore vorrebbe perseguire è quello di raggiungere un onorevole compromesso tra le esigenze dell’erario (a contenere il più possibile i livelli di spesa) e quelle di Province e Comuni oggettivamente virtuosi (a spendere, sia pur con giudizio, quanto accumulato). Si tratta, come si può ben intuire, di un espediente mirato a giungere con la migliore precisione possibile a un obiettivo predeterminato, senza porsi il problema se non vi siano degli ostacoli tecnico-contabili che vi si frappongono impedendone la realizzazione. Funzionerebbe concretamente così: per determinare il saldo programmatico 2008, soglia oltre la quale il Patto risulterebbe violato e (salvo sberleffo conclusivo) sanzionato, è necessario calcolare una somma algebrica. Da un lato tutte le entrate correnti di competenza più le entrate del titolo IV di cassa; dall’altro le spese correnti di competenza più le spese del titolo II di cassa. A differenza dello scorso anno, insomma, sarebbe introdotto un correttivo che, mettendo in evidenza le movimentazioni di tesoreria in entrata (con l'importante eccezione dei mutui) e in uscita in conto capitale, tiene fuori gli impegni per investimenti finanziati con avanzo di amministrazione. Si determina in tal modo la possibilità di applicare tali avanzi senza i vincoli che finora avevano pesato sulle scelte dei singoli enti. Sul lato dell’indebitamento a lungo termine, il discorso si fa appena più complicato. Con le regole applicate nel 2007, la contrazione di nuovi mutui era praticamente vietata agli enti, obbligati a tenere il saldo programmatico di competenza entro limitate soglie di incremento. Le disposizioni che, presumibilmente dal 2008, saranno adottate faranno in modo che gli enti debbano sopportare ancora un contenimento nelle assunzioni di nuovi mutui, ma possano almeno parzialmente ricorrere a nuovo indebitamento, nel caso in cui negli anni precedenti se ne siano quasi totalmente astenuti. Questa limitata generosità produce, peraltro, a lungo andare un probabile svantaggio per gli stessi enti mutuo-virtuosi. Infatti, per poter garantire il miglioramento dei saldi ibridi (calcolati sulla media del triennio 2003-2005), sarà comunque necessario limitare i pagamenti (in conto competenza e in conto residui), perché i mutui non sono entrate rilevanti ai fini del Patto. Così, per ovviare a questo esito praticamente sicuro, da più parti si invoca la revisione dei parametri sui quali calcolare i saldi, per premiare sul serio i meritevoli. Certo, l’eliminazione della penale per poter estinguere anticipatamente i mutui contratti con Cassa DD.PP. non guasterebbe affatto. I saldi migliorerebbero immediatamente e l’obiettivo che fin dall’origine è cardinale per la stabilità (l’abbattimento del debito pubblico consolidato) sarebbe raggiunto. Peccato che la richiesta, rinnovata di stagione in stagione, sia regolarmente ignorata dai vertici di via Goito, che proseguono ad incamerarla, indisturbati.

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