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mercoledì 19 settembre 2007

Ratatouille

Quando il gatto non c’è, i topi delle entrate ballano. E’ sufficiente che un decreto attuativo non sia emesso in tempo, e immediatamente si scatena il tango argentino delle circolari (ministeriali ma non solo) che tentano di surrogarne i contenuti, ben sapendo di non poter rivaleggiare in efficacia giuridica. E questa consapevolezza non affievolisce l’impeto decisionista a destra e a manca. Sulla disciplina dei pagamenti delle amministrazioni sopra i diecimila euro, il Ministero dell'Economia e delle Finanze (per il tramite del dipartimento del Tesoro) si è prodotto in un doppio salto mortale, con due circolari in un solo mese per dimostrare che, da quelle parti, non si sta con le mani in mano. Tuttavia, gli operatori si chiedono se a tanta solerzia corrisponda la certezza che quelle istruzioni confluiranno pari pari nel decreto ministeriale (che pare già esista, interamente formato, benché sospeso di fronte al Consiglio di Stato per questioni di gestione dei dati sensibili). Su questo punto non ci sono santi che tengano: nessuna circolare potrà mai promettere che il regolamento attuativo sarà conforme a quanto da essa precisato, intanto perché di solito, sono i decreti a essere pubblicati per primi, e poi (non che sia un particolare trascurabile) perché le circolari sono, appunto, interpretazioni, dunque senza alcun valore cogente per gli interessati. Sarà un caso, ma il Ministero si guarda benissimo dal sopravanzare se stesso e postilla che il decreto (quando arriverà) potrà ben essere diverso. Gettando nella carta straccia le precedenti circolari. Oppure ne sarà la copia conforme e dunque potremo chiederci perché mai farlo precedere da ben due circolari a meno che (senza malizia) i termini della questione non fossero completamente limpidi per i tecnici del Tesoro. In questo vuoto così pieno di significato si è inserito, nel frattempo, un intero squadrone di soggetti lieti di far conoscere al mondo la propria opinione sull’argomento e, anzi, pretendendo di far assumere a quest’ultima valore definitivo. Ha cominciato la Corte dei conti della Basilicata, solleticata da un comune che voleva saggiare la sua prontezza di riflessi, la quale ha, senza tentennamenti, attribuito al nuovo art. 48-bis efficacia immediata: il decreto non serve. Poi, tra una circolare e l’altra, ha elaborato il tutto l’ANCI Emilia-Romagna (già citata prima di tutti, anche del Lenzuolo e dello Struzzo, da Giuseppe Debenedetto, a commento di un nostro precedente post) che ha ricordato un vecchio ma sensato parere del Consiglio di Stato che attribuiva al solo decreto attuativo la funzione di rendere pienamente efficace la norma di legge. Ciò che nessuno poteva pronosticare, invece, è stato il gioco a gamba tesa di Equitalia S.p.a. Quest’ultima, soggetto direttamente interessato agli aspetti operativi della vicenda, non ha voluto restare al proprio posto ma, con due interventi apparentemente a esclusivo uso interno, ha scelto di dettare essa stessa le regole alle quali gli enti dovrebbero uniformarsi. Il primo editto esattoriale si è addirittura imposto al Ministero, obbligandolo a realizzare in fretta e furia la seconda circolare nella quale si smentiva il precedente approccio che pretendeva la collaborazione di Equitalia. Con la seconda uscita quest’ultima si è sentita autorizzata a stabilire in che modo far attestare al creditore che non ha partite pendenti con l’erario quando si tratta di contratti periodici (utenze telefoniche, elettriche, ecc.). Al di là di ogni commento sulla prontezza di riflessi del concessionario che non ha atteso un secondo per scaricare su altri un compito che dovrebbe essere, per definizione, suo, mi preme far rilevare la noticina in calce all’autocertificazione: “N.B. Allegare alla dichiarazione la fotocopia di un documento d’identità del sottoscrittore.” Ricalca quella prevista dal Tesoro nella circolare n. 28/2007, ma qui pare la si debba proprio pretendere. La chiediamo anche all’Amministratore delegato dell’ENEL, oppure al presidente della Cassa DD.PP.? La nota di Equitalia non sembra voler fare eccezioni, quindi, occhio, perché d’ora in poi, se qualcuno non produrrà l'ambita copia fotostatica, potrebbe incorrere nelle rimostranze di Equitalia, la quale sembra non attendere altro che un'ulteriore scusa per non fare quel che è stata costituita per fare.

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