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martedì 25 settembre 2007

Tutto sotto controllo

Non sempre è opportuno tornare sugli stessi argomenti. Ci sono però circostanze che rendono inevitabile ribattere su vecchi chiodi perché qualcuno, nottetempo, ha provato a estirparli. Sulla questione dei pagamenti oltre i (per ora) diecimila euro, il caos determinato dall'assenza del decreto ministeriale (unico strumento che porrebbe fine a un ridicolo balletto) è ormai tale che nessuno ha più intenzione, negli uffici ragioneria, di emettere mandati prima di avere un certo riscontro della solvibilità del creditore e, soprattutto, prima di capire che procedimento amministrativo ha in mente il legislatore, dopo aver diradato il fumo denso che, per ora, ristagna attorno alla norma. Come se non bastasse, la troppo lunga attesa è determinata, com'è noto, dalla sosta del decreto presso il Consiglio di Stato, causa delicate vicende di riservatezza dei dati. Quindi, il Ministero si è già ufficialmente pronunciato, mentre in attesa che tutto si sblocchi, ogni attore recita la sua parte in commedia. E il copione se lo scrivono da sè. Giunti a un punto morto, dopo due circolari pro-Equitalia e la stessa protervia di quest'ultima, che non intende in alcun modo fornire collaborazione agli enti se non obbligata a farlo dal decreto ministeriale, ci avviciniamo a grandi passi all'apice della presa per i fondelli. Il Lenzuolo rosa di oggi, infatti, riporta la notizia secondo la quale alla Ragioneria generale dello Stato avrebbero pensato che diecimila euro sono troppo pochi e che, dunque, la soglia oltre la quale effettuare i controlli dell'art. 48-bis debba essere innalzata fino almeno a cinquantamila. La motivazione sarebbe che portando più in alto l'asticella rimarrebbero escluse numerose fattispecie di pagamenti smorzando in questo modo la canea degli enti preoccupati di dover adottare una serie di comportamenti diversi secondo la tipologia del credito. Sembra di stare in una casa d'aste, con il battitore che agita la mazzetta in attesa della prossima migliore offerta. Eppure è chiaro che la fittissima nebbia che avvolge il provvedimento di legge è stata creata non dall'importo dei pagamenti ma dalla intempestiva produzione di interpretazioni che hanno fatto scattare in tutti i soggetti interessati la molla del nervosismo. Persino un agente imparziale come la Corte dei conti ha assunto decisione ondivaghe, prima accogliendo decisamente la tesi che la norma è immediatamente cogente e che dunque il decreto attuativo è del tutto secondario (sezione della Basilicata), poi (è notizia dello scorso venerdì, ma il parere è antecedente a entrambe le circolari) dichiarando che, probabilmente, è meglio riflettere un momento sulle conseguenze del provvedimento, anche perché "Non sfuggono, ovviamente, all'attenzione della Corte dei conti le possibili numerose conseguenze pregiudiziali per il caso di ritardati pagamenti, che potrebbero determinarsi per effetto – per esempio – di vane iniziative di ricerca sulla esatta qualificazione del proprio creditore quale eventuale debitore del fisco" (sezione della Sardegna). Gli unici che, al momento, non intendono deflettere dalla propria posizione sono gli uomini dell'ANCI. Prima in Emilia-Romagna, poi, a catena, in tutto il resto d'Italia. Un fax arrivato sul mio tavolo stamane a firma del presidente della sezione lombarda dell'associazione ribadisce due punti essenziali: 1. Le due circolari ministeriali "creano gravi problemi ed incertezze ai Comuni". In particolare, si fa rilevare che la "potenziale contrapposizione tra un credito incerto della P.A. (la somma iscritta a ruolo cui è seguita la cartella di pagamento) e un credito certo del fornitore (somma liquidata per regolare esecuzione della prestazione o fornitura) è troppo evidente perché il legislatore non intervenga radicalmente" sulla disposizione di legge. 2. Dunque, i comuni non devono considerare ancora vigente la normativa introdotta con l'art. 48-bis e attendere pazientemente che dal Consiglio di Stato giunga il via libera tanto atteso. La partita che si giocherà dopo è tutta da studiare, certo. Se non altro, tuttavia, una proposta che congela la situazione pare davvero la più sensata, anche per evitare il frenetico botta e risposta tra organi e uffici diversi che produce esclusivamente polvere, non avendo alcuno la potestà per dirimere, da solo, la controversia.

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