Too Cool for Internet Explorer

mercoledì 11 luglio 2007

L'ordine della fenice

Parzialmente oscurata dalle numerose polemiche seguite all'obolo sugli avanzi di amministrazione, la questione dell'attuazione del federalismo fiscale è, in realtà, più viva che mai. E sorprende (beninteso piacevolmente) che il primo intervento a porre la vicenda sotto il giusto (ritengo) profilo non sia apparso sulla stampa specializzata ma su un quotidiano a tiratura nord-occidentale come La Stampa. L'analisi a cura di Nicola Grigoletto è tutt'altro che inzuppata di termini tecnici, scomodando persino Cary Grant e la Hollywood del tempo che fu. Come vedremo, però, l'abilità retorica del giornalista non gli impedisce di cogliere il bersaglio federalista senza sprecare colpi. A differenza delle pagine settimanali dei quotidiani economico-finanziari. Che sia più difficile costruire pezzi 'di colore' su fogli ordinariamente paludati come il Lenzuolo rosa, d'accordo. Ma lo Struzzo giallo, che un giorno sì e l'altro pure offre ai frequentatori di edicole prime pagine da fare (involontariamente) invidia a Cuore (non quello di De Amicis, ovvio), ci delude brillando per assenza. E poi, chi ha detto che per perorare una causa così importante sia indispensabile una farcitura in salsa normativa? Questo approfondimento può sempre arrivare dopo, completando con tutte le opportune valutazioni giuridico-tributarie un quadro di analisi che dovrebbe essere chiaro sin dal principio. Cosa sostiene Grigoletto? Senza girarci troppo attorno, che: "Il principio verso cui tendere (nell'ambito delle politiche fiscali decentrate NdR) dovrebbe essere che ciascuno spende ciò che ha («autonomia» delle entrate) e ne risponde («responsabilità» della spesa). Ora, l'Ici va esattamente in questa direzione, e i cittadini dei singoli Comuni toccano con mano tutti i giorni i servizi finanziati con i loro soldi (sicurezza, viabilità, trasporti, fognature, illuminazione delle strade, arredo urbano, aree verdi ecc.)." Questo semplice (meglio, lineare) ragionamento non si era ancora sentito a proposito della destinazione del Tesoretto, né da parte dei politici (locali o nazionali, non importa, essendo tutti accomunati dallo stesso silenzio accomodante), né da parte dei numerosi esperti che si esprimono in lungo e in largo su ogni argomento. Piuttosto, è sembrato fare capolino da parte dell'ANCI solo quando il Governo ha tirato i cordoni della borsa che conteneva gli avanzi di amministrazione, ma solo per la parte che concerne l'"autonomia", non quella della "responsabilità". E' molto più semplice dire immediatamente sì a un Governo che riduce l'ICI ma ne compensa il minor gettito, che contrastarlo solo quando sceglie di bloccare risorse che, in ogni caso, non gli appartengono. In questo senso, dunque, il succo del pezzo mi è sembrato un altro. "Gli sconti sulla prima casa vanno invece nella direzione opposta, perché le minori entrate dei Comuni dovranno essere compensate con maggiori trasferimenti da parte dello Stato. Insomma, è come se il Governo con la mano destra disegnasse una strada (federalismo fiscale) e con la sinistra ne cancellasse un pezzo (Ici). Un po' fa venire il mal di testa, e rimane il dubbio che il taglio delle tasse è un'altra cosa. Lo sconto prima casa corrisponde infatti allo 0,5% della montagna delle imposte che ogni anno versiamo allo Stato." A parte l'ultimo inciso, che qui non rileva, vien proprio da dire: "touché". Ciascun ente sa che quel poco di autonomia fiscale che l'ordinamento ha concesso trova nella modulazione dell'ICI sull'abitazione principale la sua espressione più verace. L'eventuale (perché ormai niente è più certo nell'implacabile bailamme sulla destinazione dell'extra-gettito) riduzione del prelievo è, per i comuni, un'operazione a somma zero solo per chi è del tutto indifferente alla 'responsabilità' come sopra intesa. Per gli altri, invece, ha il sapore del caffé tiepido: brodaglia senza nerbo, e soprattutto neppure dissetante, perché la disponibilità nominale di uguali risorse non è di certo la stessa cosa che poterle modulare anche solo parzialmente ma consapevolmente. Sul piatto, allora, rimettiamo il disco ormai ben rigato della detrazione dell'ICI dall'IRPEF. A qualcuno, prima o poi, verrà in mente, non trattandosi di proposta rivoluzionaria, ma semplicemente sensata. Per il momento, sembra che neppure alla Stampa ci abbiano pensato.

0 Comments: