Gli spazi web dei professionisti della contabilità non sono, a parte quelli istituzionali degli ordini, straordinari luoghi da navigare. Fa eccezione, lodevolissima, il qui già citato Commercialista Telematico, ricco di informazioni e di documentazione sulle tematiche fiscali più interessanti e con una sezione dedicata agli enti locali sufficientemente aggiornata (anche se la preferiremmo più orientata alle questioni della contabilità pubblica, poiché quella privata è sempre estensivamente trattata). Eppure, in taluni interventi, i curatori del sito non riescono a nascondere la diffidenza verso l'ente locale tipica dell'operatore privato. Ad esempio, in un breve e puntuto saggio sulla tassazione delle superfici a fini TARSU (quelle delle pertinenze, in particolare, spesso contestate in Commissione tributaria) Antonino Romano apre l'abstract con il seguente incipit: "Prosegue, senza sosta, l'offensiva degli uffici tributi dei Comuni nella richiesta della Tarsu su garage e cantine." Una vera e propria dichiarazione di intenti, dunque, con, da un lato i vessati e dall'altro, necessariamente, i vessatori. Ai quali però non viene dato il beneficio d'inventario, anzi. Il testo che segue è un excursus normativo, interpretativo e giurisprudenziale che, a differenza del furioso cappello introduttivo, non riesce a dimostrare definitivamente che garage e cantine non debbano essere tassati. Anche perché la norma e il ministero che la interpreta non possono essere chiamati come testi a carico (la prima trasferendo in capo all'utente la dimostrazione dell'inidoneità dei locali a produrre rifiuti, il secondo avendo chiarito che il Comune non può disporre del proprio potere tributario esentando superfici di fatto tassabili). Nella giurisprudenza, poi, la moltiplicazione delle posizioni non è una novità e citando correttamente la reiterata posizione della Cassazione insieme a quella di alcune C.T.P. (Parma fra tutte) il testo non fa che confermare l'impossibilità dell'ente di esentare a priori quei locali. L'ultimo paragrafo, utilmente intitolato: "Suggerimenti pratici per i contribuenti", in realtà non propone un chiaro percorso dimostrativo a beneficio di chi vuole ottenere lo sgravio ma si limita a richiamare fantomatici e alquanto generici "elementi obiettivi e documentazione di supporto" e addirittura un'autocertificazione, che rendono un po' sabbioso il castello costruito fin qui. Sembra dunque che questi comuni non siano poi così nel torto chiedendo agli utenti prove a sostegno, non vaghe ipotesi di improduttività. L'ostilità preconcetta del privato la sentiamo come fiato sul collo da tempo immemore. Con che coraggio allora i professionisti reclamano maggiori posti nei collegi di revisione?
lunedì 2 aprile 2007
Dalla parte del torto
Pubblicato da Massimo Monteverdi alle 20:44
Categorie: Ordini professionali, Siti web dedicati
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