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martedì 12 febbraio 2008

Scienze esatte

Che strana razza, i vicesegretari. Ibrido non indispensabile tra dirigenti e quadri, appare all'orizzonte con l'unica concreta ragione di sostituirsi all'autentico titolare quando quest'ultimo non può essere presente. Ne discende un rapporto affatto speciale tra lui (o lei) e l'ufficio contratti. Quest'ultimo deve sottoporre all'attenzione del vice le scritture da rogare nel periodo di assenza del titolare. E' anche la sua funzione, ora. E non vi si può sottrarre. Con un pizzico di malizia in più possiamo dire che è l'unica funzione amministrativa, intesa in senso stretto. L'assistenza in Giunta e in Consiglio, infatti, rappresenta una mera cortesia con poche conseguenze sulla concreta gestione, data l'assenza ormai decennale di qualsiasi parere di legittimità sulle deliberazioni degli organi collegiali. Se ne ricava, cioè, la sensazione di una categoria di notai in sedicesimo che, non riuscendo a convincere il Sindaco della necessità di affidargli le funzioni di direttore generale, non possono che ripiegare sulla comunque redditizia rogazione dei contratti. E i vicesegretari? Se la figura del titolare di sede assume già contorni sfuocati, figuriamoci quella di chi ne fa le veci. Tranne che, appunto, nell'incamerare le somme dovute per diritti di segreteria. Lì, essa si staglia in tutta la sua sonante autorevolezza e incontestabile utilità. A questo proposito, in un recente intervento della Corte dei conti sarda, si discute di un problema assolutamente prosaico (come quantificare questi diritti quando sono a favore dei vicesegretari), ma per niente trascurabile. Ben sapendo che vi è un limite all'attribuzione del quantum (il ben noto terzo della retribuzione in godimento), si avvicina strisciante l'ipotesi che persino il vice, quando non fa il vice, possa beneficiare di diritti su contratti rogati fino al 33,33% periodico dello stipendio del titolare. La bella pretesa è oggetto del dubbio di un sindaco evidentemente pressato dalle richieste del vice che chiede una lettura pro domo sua della normativa anche contrattuale. La soluzione è dietro l'angolo, benché l'intenzione dell'istante sia malevola. Lo stipendio su cui il vicesegretario può calcolare il terzo è, ahimé, il suo. Quello, certo più succoso, del segretario titolare è suo esclusivo appannaggio, poiché il compenso spettante per rogare i contratti è, di fatto, un'indennità a ristoro del rischio sostenuto quando vengono sottoposti al funzionario testi complessi che possono essere fonte di letture equivoche e, quindi, di rogazioni incaute. Quindi, valutata la portata dell'attività rogatoria, può ben essere affermato che la percentuale di diritti di segreteria spettante deve essere conteggiata sulla retribuzione tabellare del sostituto. A conti fatti, tuttavia, mi chiedo per quanto tempo, in media, un vice salta il fosso e si siede sul trono. Fosse anche per un mese all'anno, è necessaria una fortuna sfacciata, oppure una incredibile generosità del titolare, per rogare nel periodo di vacanza contratti à go-go. Tra l'altro, il parere dei giudici sardi chiarisce anche, a beneficio stavolta dei vice, che lo stipendio da considerare non è quello maturato nel solo periodo di sostituzione, ma quello spettante su base annuale. Se parità di trattamento dev'essere, che almeno non si trasformi in beffa. Infine, benché esuli dal contenuto del parere qui commentato, un appunto va mosso alla prossima parificazione dei segretari ai dirigenti degli enti locali, probabilmente introdotta nell'ordinamento già dal CCNL quadriennio giuridico 2006-2009. Se i vantaggi economici devono essere ancora quantificati, non si vede alcuna ragione per attribuire in modo del tutto posticcio un'identico status giuridico che non corrisponde assolutamente all'assunzione di identiche responsabilità gestionali, ma neppure lontanamente. Anche perché se il segretario produce atti amministrativi vuol dire che è stato nominato responsabile di un servizio, e quindi svolge quelle funzioni non più in veste di segretario. Invece, i quotidiani riempiono colonne su polemiche di secondo ordine (si veda lo Struzzo giallo nell'ultima settimana) che ci allontanano dalla vera ciccia.

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