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venerdì 18 gennaio 2008

Uno sparo nel buio

Anche le migliori intenzioni possono affondare nell'acqua stagnante dell'irrazionalità. A leggere i commi da 55 a 57 del terzo maxi-articolo della Finanziaria 2008 si finisce per credere che il legislatore abbia trovato nell'affidamento di incarichi di studio e consulenza degli enti locali terreno fertile per la propria politica di bastone e carota. E' difficile, in questo caso, sostenere che non vi sia spazio per una riflessione profonda sulla faciloneria con la quale si è speso senza controllo nell'assegnare a Tizio o Caio consulenze su tutti i temi disponibili, indipendentemente dalla stretta competenza, ma solo per evitare un confronto con le risorse interne, teoricamente altrettanto preparate, almeno fino a prova contraria. Come d'uso, però, si sceglie di guardare il problema da un'unica prospettiva dimenticando che realtà affatto diverse hanno bisogno di discipline giuridiche altrettanto diverse. Risulta, infatti, indimostrabile l'assunto secondo il quale gli enti più piccoli hanno sperperato in proporzione quanto città capoluogo o amministrazioni provinciali. Ed è persino offensivo che si prosegua nell'utilizzare l'idrante quando servirebbe, in tutta evidenza, l'innaffiatoio. In tre commi si costruisce, perciò, una procedura macchinosa che, associata all'altra norma capestro che richiede la specializzazione universitaria per incarichi extra-dotazione organica, mette qualche paletto attorno alla prateria di chi finora ha fatto quel che voleva, ma blocca senza rimedio per un mesetto o due l'attività di tutti gli altri. Dapprima, è necessaria una pronuncia dell'organo consiliare, che deve programmare l'attività di un anno. E deve prevedere tutto, perché se nella definizione di studio e ricerca è possibile far rientrare solo specifiche situazioni, quando parliamo di consulenze allarghiamo lo spettro delle possibilità quasi all'infinito. Bisogna porre particolare attenzione a questo primo mattone, perché di fatto impedisce l'affidamento di qualsiasi incarico che non rientri in quel programma. In soldoni, qualora emergesse la necessità di avvalersi di una consulenza urgente e imprevista in corso d'anno, quel programma dovrebbe essere aggiornato prima di affidare ufficialmente l'incarico. Fino a qui, tuttavia, il processo decisionale è razionale e lineare: l'organo preposto alle decisioni strategiche si assume la responsabilità di programmare l'utilizzo di risorse esterne all'ente per lo svolgimento della propria attività. Ma il legislatore non si accontenta. E obbliga l'organo esecutivo, successivamente alla deliberazione consiliare, va da sè, a entrare nel dettaglio di quel programma (che, lo ricordiamo, di fatto già dovrebbe bastare al responsabile del servizio per sapere quando può affidare incarichi esterni) e fissare "i limiti, i criteri e le modalità per l’affidamento di incarichi (...). Con il medesimo regolamento è fissato il limite massimo della spesa annua per gli incarichi e consulenze." E non attraverso una ordinaria deliberazione, ma modificando il regolamento per l'ordinamento degli uffici e dei servizi. Se ci trovassimo ancora nel caso prima ricordato, dopo il passaggio consiliare potrebbe essere necessaria una revisione regolamentare, se la spesa per l'incarico d'emergenza facesse sforare il limite già fissato. Qui la cura e l'attenzione della struttura amministrativa deve essere ancora più vigile poiché l'affidamento di incarichi in violazione delle disposizioni regolamentari produce responsabilità contabile a carico del funzionario che ha assegnato la consulenza. Non che spetti al legislatore tipizzare il danno erariale, ma sarebbe comunque un segnale forte alle sezioni giurisdizionali della Corte dei conti. Le quali sarebbero informate della questione dalle sezioni cugine del controllo, alle quali gli enti sono tenuti a inviare l'estratto del nuovo regolamento. Qual è, dunque, la ratio di un tale groviglio? Non la trovo, purtroppo. L'obiettivo (condivisibile) è quello di costringere l'ente ad abbandonare l'improvvisazione come metodo di lavoro. Per quale ragione, però, si deve raddoppiare un iter comunque già articolato e confinato con la sola deliberazione del Consiglio. Quanti consulenti, a S. Silvestro, si sono visti rinnovare l'incarico per il 2008....

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