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mercoledì 5 dicembre 2007

Sosta vietata

Prima non ce n'era neppure uno. Oggi sono almeno due. E dicono cose un po' differenti. Mi riferisco alla vicenda del passaggio di numerosissimi comuni dal sistema TARSU a quello TIA, obbligatorio già dal prossimo 1° gennaio in assenza di un congelamento normativo che tarda ad arrivare. La prima versione del DDL Finanziaria 2008 se n'era completamente dimenticata, lasciando alla stampa specializzata il compito di scovare il buco nella calza del legislatore e mettendogli su un piatto d'argento la possibilità di rimediare per tempo. Evidentemente la lettura dei quotidiani (gratis, se non sbaglio) non è poi così attenta nei corridoi vicini alla buvette. Tant'è che il testo approvato dal Senato è ancora orfano di un piccolo brandello di norma che possa aiutare gli enti interessati. Per fortuna, la sveglia è suonata prima della discussione alla Camera. Ma invece di ragionare con un'unica testa, gli attori in commedia non hanno provato prima la parte e così la Commissione dovrà ora vagliare due diversi emendamenti. Il primo, probabilmente più autorevole perché presentato nientemeno che dal Governo, si limita a riproporre anche per il 2008 lo stop ai passaggi obbligati a tariffa, in attesa di vedere finalmente realizzato il grande affare della nuova gestione dei rifiuti. Sempre che un lasso di dodici mesi sia sufficiente, cosa del quale ormai dubitano in parecchi, quasi allo scadere di due anni dall'approvazione del Codice dell'Ambiente. Il secondo emendamento, invece, fa parte del malloppo preparato da ANCI e conserva una sua indubitabile lungimiranza. Infatti, il testo sottoposto al vaglio dei deputati recita: "Nelle more della completa attuazione delle disposizioni recate dal decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, in materia di regime di prelievo relativo al servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti continuano ad applicarsi le disposizioni del capo III del decreto legislativo 15 novembre 1993, n. 507, e successive modificazioni ovvero, a discrezione del Comune, si possono applicare in via sperimentale le disposizioni dell'art. 49 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, nonchè del relativo regolamento attuativo approvato con decreto del Presidente della Repubblica 27 aprile 1999, n. 158." Il che certifica con poca incertezza che le more di cui sopra si prevedono davvero lunghe. In questo caso, perché non permettere ai comuni che si sentano pronti un passaggio a tariffa che realizzerebbe meccanismi di tassazione analoghi a quelli poi previsti in applicazione del nuovo sistema e, in particolare, alla copertura totale del costo del servizio di raccolta e smaltimento con il prelievo a carico dei contribuenti. Sulla tariffa introdotta dieci anni or sono da Edo Ronchi sta calando il sipario, benché la maggioranza dei comuni non l'abbiano mai sperimentata. Dopo il lungo percorso della tassa, mai davvero digerita soprattutto per il difetto congenito di voler considerare esclusivamente le superfici occupate e non la potenzialità a produrre rifiuti, l'obiettivo di adottare un correttivo per tenere conto della numerosità degli occupanti sembrava (e il giudizio resta tuttora) una norma di assoluto buon senso. Poiché la concreta applicazione del tributo (che per alcuni, invece, rappresenta appunto una tariffa, dunque il corrispettivo di un servizio) comporta uno sforzo di programmazione che deve iniziare molto tempo prima di metterlo effettivamente in moto, si capisce perché solo i comuni che la legge ha obbligato ad adeguarsi lo hanno fatto. Per gli altri è sempre stato valido il principio delle decisioni sulla spinta dell'urgenza, a nulla valendo le istanze di equità che pure la TIA porta con sè. Non so ancora decidermi ad usare l'imperfetto per parlarne serenamente. E il rischio è che la vera sperimentazione la faccia un ente diverso dal comune. Meno incombenze per noi, non c'è dubbio. Ma anche un intero bagaglio di esperienza in meno.

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