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mercoledì 12 dicembre 2007

Sognando California

La politica dei passi felpati sembra aver improvvisamente illuminato il legislatore della Finanziaria 2008. Quasi come in un telefilm a puntate, ogni segmento si conclude con il più classico dei colpi di scena. E si aspetta con ansia l’episodio successivo, per vedere come va a finire. Se a Hollywood la gilda degli sceneggiatori ha proclamato uno sciopero ad oltranza, da questo lato dell’Atlantico si scrivono copioni di gran classe, in attesa di un regista abbastanza visionario per affidarglieli. Con un crescendo che sembra non aver visto ancora la fine, la vicenda dell’utilizzo degli oneri di urbanizzazione per finanziare spese correnti ci sta riservando grandi sorprese. Eravamo partiti a ottobre con un DDL a cura del Governo nel quale era assordante il silenzio sulla vicenda. Dal punto di vista strettamente economico, se davvero si fosse trattato di una scelta esplicita, non si poteva che applaudire. Avendo deciso da tempo di stare dalla parte di coloro che ritengono quei proventi come finalizzati alla spesa per investimenti, pensavo che la continua deroga non faceva che protrarre una distorsione destinata prima o poi a venire all’incasso. Il giorno in cui l’urbanizzazione del territorio si concludesse e i rubinetti si chiudessero definitivamente, ogni ulteriore e non finanziata esigenza per le spese correnti dovrebbe trovare altre valvole di sfogo. Mi rendo conto che, alle prese con bilanci sempre più risicati, un minimo di sollievo (se non altro, per la manutenzione ordinaria del patrimonio) è certamente gradito. Tuttavia, nessuno credo adotti oggi questa soluzione a cuor leggero o con soddisfazione, piuttosto sempre con la consapevolezza di fare cosa legittima, ma poco lecita. Quella del Governo, però, era una pura e semplice dimenticanza. Infatti, sollecitato da più parti, il legislatore ha riproposto la deroga già inserita nella manovra dello scorso anno, adoperandosi per una moderazione di utilizzo che salva capra e cavoli: 25% per ogni spesa corrente, un ulteriore 25% per sole spese di manutenzione ordinaria. Una soluzione temperata che, in fondo, non è piaciuta a chi, spingendo per la deroga, avrebbe voluto un respiro più ampio. Nel senso che la deroga per un solo anno impedisce di realizzare quel grado minimo di programmazione in materia di oneri di urbanizzazione che permette alle ragionerie comunali di iscrivere nei bilanci pluriennali somme credibili per giungere al pareggio di parte corrente. Per questo motivo, allora, la terza versione della Finanziaria (che approda alla Camera per un probabile voto di fiducia) contiene due zollette di zucchero per chi già sentiva di non potercela fare a chiudere il bilancio 2008. Da un lato, la deroga assume le identiche forme del 2007 e dunque si ritorna a un 50% + 25% (per le manutenzioni ordinarie sarà così possibile utilizzare fino al 75% degli oneri incassati). Dall’altro, per la prima volta, si indica un prolungamento di tale deroga sino a tutto il 2010, raggiungendo dunque l’orizzonte triennale che avrebbe tranquillizzato gli operatori. Si compie, in questo modo, la tipica capriola a tutto raggio che dimostra la totale assenza di lungimiranza da parte di chi sceglie come disciplinare cosa. Intendo dire che, in sostituzione di una norma assolutamente restrittiva si è giunti a una norma altrettanto permissiva, senza neppure l’ombra di un percorso verso la riduzione progressiva dell’utilizzo deviato. Mi chiedo se questa mancanza di rispetto, non saprei come chiamarla, non debba essere letta come la reazione a un pressante senso di colpa del legislatore per lo stillicidio dei tagli ai trasferimenti, immotivati e incostituzionali, che continueranno anche il prossimo anno. Ma due torti, diceva il saggio nonno, non fanno una ragione.

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