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martedì 4 dicembre 2007

Planet terror

Lo spettro della competenza mista (o ibrida che dir si voglia) sta infestando il castello pazientemente costruito da Anci per risolvere i problemi che, ahinoi, il patto di stabilità ha creato negli ultimi anni a qualche suo autorevolissimo socio. Torme di enti inferociti stanno circondando le mura del maniero, ben intenzionati a farsi giustizia a suon di tessere stracciate. Il meccanismo, come ormai ciascuno conosce a menadito, si fonda sul pessimo principio secondo il quale i concetti di cassa e competenza debbano essere perennemente distinti, come il regno animale e quello vegetale, e che tecnicamente sia possibile tenerli eternamente separati. Dal 2008, il saldo rilevante per accertare il rispetto dei parametri europei sarà perciò calcolato in termini di competenza per la parte corrente del bilancio, mentre tutta la parte in conto capitale sarà presa in considerazione esclusivamente nei movimenti di incasso e pagamento, residui compresi. Questo sistema dovrebbe in teoria garantire la possibilità di calcolare l'aggregato di spesa con criteri vicini a quelli già in uso a livello europeo, ai fini della verifica del rispetto del codice Maastricht. Ora, non credo per una volta che lo spirito di emulazione porti necessariamente a ottenere vantaggi. Infatti: con il sistema misto, gli enti che hanno accumulato negli anni scorsi montagne di residui passivi in conto capitale si trovano costretti a continuare in una deleteria politica del ritardo, smaltendo per primi i vecchi debiti mano a mano che entrano in cassa le poste del titolo IV. Quest'ultima verifica diventa poi quasi impraticabile se il programma delle opere pubbliche è finanziato essenzialmente da indebitamento. In sostanza, i rapporti con i fornitori diventano quasi insostenibili a forza di sottoporre le liquidazioni al filtro perverso del rispetto del saldo. Se a ciò aggiungiamo il fatto che gli impegni in conto capitale della competenza 2008 dovranno pur essere assunti in corso d'anno, si intuiscono i contorni del tracollo prossimo venturo. In parte corrente, poi, è mantenuto l'obbligo di approvare un bilancio di previsione già in linea con i saldi programmatici. Gli enti che devono migliorare il saldo dell'esercizio ora in chiusura (a proposito, come si misura il differenziale tra vecchio e nuovo saldo, ora che il sistema ha abbandonato le quattro vie previste nel 2007?) sono quasi costretti a finanziare con entrate correnti spese di investimento, andando cioè in avanzo economico pur di limitare l'impatto delle spese del titolo I sul saldo finale. Oppure a stanziare somme mediamente più alte del necessario all'intervento 9 (ammortamenti) e all'intervento 10 della funzione 1, servizio 8 (svalutazione crediti), che alla fine dell'anno non saranno impegnati. L'unico vero vantaggio è che un sistema del genere spinge gli enti a non utilizzare i proventi dei permessi di costruire per spese correnti (deroga o no). Ma non è una ragione sufficiente. Le camere a tenuta stagna della competenza ibrida non fanno passare risorse sufficienti per gestire con un minimo di elasticità il rispetto del saldo. E se passa il concetto che cassa e competenza sono acqua e olio, siamo punto e a capo, perché ciò che è competenza, prima o poi, diventa cassa, inevitabilmente. E spostare sempre più in avanti il rito di passaggio, se consente il rispetto del patto oggi, lo viola domani (o dopodomani). Tra gli emendamenti alla Finanziaria 2008 ce n'è uno che vorrebbe ripristinare una sorta di alternativa tra regole di ieri e regole di oggi, qualora queste ultime risultino eccessivamente penalizzanti (la clausola di salvaguardia applicata agli enti locali). Sarebbe meglio di niente, ma a quando un ripensamento complessivo delle regole del patto?

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