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venerdì 28 dicembre 2007

Lettere al direttore (FL.it Awards 2007/5 - Il personaggio dell'anno)

Ricordate quella vecchia copertina di un settimanale americano che, di solito, elegge l’uomo (o la donna) dell’anno? Decise, il periodico, in quel dicembre di venticinque anni fa, di dedicare il suo riconoscimento a una macchina, al computer per la precisione. E quell’anticipazione si rivelò in breve tempo, come ognuno sa e può dimostrare, tutt’altro che visionaria. Anche il nostro Personaggio dell’anno non è un uomo o una donna. Non è, tuttavia, neppure qualcosa di artificiale, benché con l’informatica abbia in comune la razionalità di approccio e, talvolta, i freddi esiti. Non potevamo, così, non assegnare il FL.it Award 2007 alle sezioni regionali di controllo della Corte dei conti. Motivazione: in un anno segnato come pochi altri dalla volubile fantasia del legislatore, esse sono state proprio da quest’ultimo chiamate spesso in causa, a surrogato imperfetto dei vecchi Comitati regionali, finendo per rappresentare l’interlocutore privilegiato delle amministrazioni, intrecciando uno strano ma ormai inscindibile legame fatto di consigli, ammonimenti e beneplaciti. C’è, oggi più che mai, un indistinto bisogno di chiarezza nella pubblica amministrazione locale. La distanza, infatti, tra chi fa le norme e chi le deve applicare si è allargata in maniera spropositata, creando (purtroppo) i presupposti per un movimento di disobbedienza di massa da far invidia ai ragazzi di Seattle. Non sono solamente gli enti comunali soggetti al Patto di stabilità a scrivere quotidianamente le loro doglianze sul quaderno fittissimo delle autonomie locali. Questi ultimi, lo abbiamo scritto più volte, sono numericamente in minoranza, benché portino sulle spalle il fardello di Maastricht insieme alle amministrazioni provinciali. Tuttavia, le loro dimensioni medie aumentano le probabilità che i rispettivi bilanci possano reggerne l’urto. Le realtà minori (e tanto più seriamente quanto più sono ridotte) soffrono al contrario di una cronica mancanza di risorse (non solo e non tanto finanziarie), eppure sono trattate dal legislatore all’identica stregua delle amministrazioni demograficamente più rilevanti, con una miopia che rischia di fare, nel tempo, troppi e irreparabili danni. Anche l’ultima Finanziaria (e dalla prossima settimana ne daremo compiutamente conto, analizzandone le norme rilevanti) raschia il fondo di un barile vuoto da un pezzo. Di queste contraddizioni ha realizzato la portata la magistratura contabile che, fortunatamente, ha parzialmente abbandonato il piedistallo su cui era stata fondata per porsi al servizio delle amministrazioni. Il sempre più frequente ricorso ai pareri sui temi più disparati della contabilità pubblica è un segnale potente di voglia di rassicurazioni. Che poi per qualcuno, più furbo o scaltro, queste richieste rappresentino il tentativo di salvarsi l’anima, esibendo l’OK della Corte come una sorta di lasciapassare per comportamenti non proprio limpidi, è un rischio da correre pur di mantenere attivo l’unico canale di informazione griffata che ci ritroviamo. Alcune pepite non sono proprio d’oro autentico: la vicenda del termine ultimo per la modifica degli statuti delle società partecipate, ma anche alcuni pareri che si ostinavano a considerare gli oneri di urbanizzazione come liberi da ogni vincolo, sono solo alcuni esempi di una mira ancora da aggiustare. Ciò non toglie che il gruppo di magistrati (non troppo folto, in verità) assegnati a tale arduo compito svolga una benemerita funzione. Il controllo in senso stretto, poi, sta progressivamente riducendo le iniziative audaci di sindaci e amministratori in perenne fregola spendacciona; percorso lungo peraltro, in assenza di verifiche sistematiche e/o obbligatorie. Ritira il premio: Francesco Staderini, che la Corte ha presieduto per un quinquennio e che, proprio sotto la sua direzione, ha acquisito le sue nuove competenze, perdendo a mo’ di camaleonte, la pelle di castigamatti che fino a ieri portava senza ricambi. Oggi al suo posto siede qualcun altro, ma l’auspicio è che l’obiettivo delle sezioni regionali di controllo non muti, anzi, si ampli: la tutela della “sana gestione finanziaria” infatti è, innanzitutto, la tutela degli operatori sul campo, orfani di un sistema di controlli che funzionava perché impediva ab origine l’anarchia procedimentale a cui non dovremmo mai abituarci.

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