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martedì 27 novembre 2007

La spada nel cuore

Sono cento pagine tonde tonde, e non troppo fitte. Un romanzo breve, una novella lunga. E' il testo degli emendamenti che ANCI propone alla Camera dei deputati per rimescolare le carte della Finanziaria 2008 prima che sia troppo tardi. E il protagonismo non difetta proprio alla potente associazione di Domenici, poiché, se introdotte tutte, le modifiche richieste trasformerebbero la manovra in un provvedimento quasi ad esclusivo uso e consumo degli enti locali. E certo il bulimico proliferare di norme, verificabile in generale, fa nascere nei soggetti istituzionali più scaltri la tentazione di giocare le proprie carte fino in fondo. Se su cento proposte, ne saranno accolte venti, il risultato finale sarà comunque positivo, a dispetto delle prospettive iniziali. E nel ricchissimo documento c'è materiale per intere giornate di discussione. Per rimanere in un ambito leggero, andrei a dare un'occhiata a come ANCI vorrebbe fosse modificata la norma che prevede di inviare alla Corte dei conti (sezione controllo, ci mancherebbe) l'estratto del regolamento sull'ordinamento degli uffici e dei servizi, aggiornato per far spazio ai criteri e alle modalità (compreso il limite di spesa annuo) per il conferimento di incarichi di studio, ricerca e consulenza. La norma, di per sè, costituisce un frammento di un quadro parecchio più ricco. La sua ratio complessiva dovrebbe essere quella (nell'ottica ormai quasi naturale dell'abbattimento dei costi della politica) di impedire che l'individuazione di un soggetto per lo svolgimento di un incarico per conto dell'ente rimanga una scelta tanto discrezionale quanto immotivata. Su questa strada, la Finanziaria 2008 ha scelto di starci senza tentennamenti, tant'è che ha disseminato tutto il testo di insidiosi sassolini pronti a infastidire l'amministratore di turno, limitandone pure la discrezionalità operativa. ANCI non intende, evidentemente, contestare l'obiettivo finale. Ma ha piazzato il mirino sul bersaglio sbagliato, chiedendo che i regolamenti non siano inviati alla magistratura contabile. Infatti, la reintroduzione, seppure in una forma leggera come una bibita fresca, del controllo di legittimità viene letto, cito alla lettera dalle motivazioni dell'emendamento, come un ostacolo, poiché esso: "anche se non vincolante, è in assoluta controtendenza rispetto al nuovo assetto costituzionale e alla recente evoluzione del diritto delle amministrazioni pubbliche, caratterizzata dall’evoluzione da un’amministrazione “per atti” ad una “di risultati” con il connesso accentuarsi dell’autoresponsabilità." A parte il traballante periodo, le intenzioni di ANCI sono molto chiare. Quel riferimento all'autoresponsabilità sappiamo bene cosa significhi. E non ci piace per niente. Se il principio di sussidiarietà affida ai comuni funzioni e compiti a non finire e se i comitati regionali sono una reliquia del passato, ciò non è un motivo sufficiente per ritenere di avere mano libera su ogni questione. Che il legislatore adotti maldestramente iniziative a macchia di leopardo per creare suspense a tutti i costi è altrettanto biasimevole. Ma se le due sponde sono così lontane tra loro, si cominci a discutere seriamente di un assetto dei controlli che tenga conto dell'autonomia degli enti, senza però giustificarne l'anarchia. Il cane senza guinzaglio è più libero, ma il rischio che un'auto lo arrotoli sull'asfalto è di certo più alto. Gli uffici finanziari non guardano male a questo brandello di norma, che li tutela maggiormente contro l'arbitrio di sindaci sbarazzini. Se tenessero per una volta conto delle nostre opinioni...

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