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giovedì 29 novembre 2007

La legge del taglione

Con una fetta della manovra 2008 definitivamente sfornata, è possibile fare un punto della situazione finalmente fermo sui suoi aspetti più salienti. A cominciare dalla questione Fondo credito. A dispetto delle allucinazioni dello Struzzo giallo, l’adesione alle prestazioni INPDAP finanziate con lo 0,35% dello stipendio è già automatica per chi è già alle dipendenze dell’ente. Tutti gli altri dovranno esprimersi in modo esplicito e chiedere di subire d’ora in avanti la ritenuta mensile (Art. 3-bis). I comuni virtuosi che intendono estinguere quote di mutuo utilizzando avanzi di amministrazione non altrimenti destinati e che devono, per ciò, sborsare penali e/o indennizzi agli istituti di credito (compresa la Cassa DD.PP. Spa), possono usufruire della minestra straordinaria valevole 90 milioni di euro in tre anni. Chi intendesse usufruirne, però, dovrà riscaldarla al micro-onde, perché all’appello manca il decreto ministeriale di prammatica che ne deve oliare il meccanismo (Art. 11). La sospensione della sospensione è ufficiale. I pagamenti oltre i diecimila euro possono (devono) essere regolarmente eseguiti, in attesa che il Ministero si decida a far pubblicare quel decreto sul quale il Consiglio di Stato ha rimuginato per mesi e che ora direbbe chiaro e tondo qual è la procedura da seguire. Semplificata da tempi brevi e da interlocutori scelti non in base alla scarsa voglia di Equitalia di rimboccarsi le maniche. Quei diecimila euro, inoltre, diventeranno probabilmente ventimila, rendendo più fluida l’applicazione della norma (Art. 19). Le risorse scovate nei bassifondi del Tesoro per finanziare debiti a carico di enti locali dissestati sono sostanziose. Centocinquanta milioni di euro così destinati hanno fatto salire la pressione a tutti quegli enti che si sono visti ridurre arbitrariamente i contributi erariali, senza neppure tenere in considerazione il gettito effettivo. Dovranno rassegnarsi: il fondo perduto pro-dissesto rimarrà, e i tagli pure (Art. 24). Se avete intenzione di affidare all’esterno la gestione del servizio idrico integrato e non vi siete ancora mossi, ho l’impressione che ricadrete nelle more della sospensione di dodici mesi, che decorre dall’entrata in vigore del decreto convertito. E chissà se basterà. Tra un rinvio e l’altro, infatti, il Codice dell’Ambiente è ancora lì, quasi tutto sulla carta. Anche la porzione dedicata alla gestione della nuova tariffa rifiuti non ha fatto passi avanti. E nella Finanziaria, con ogni probabilità (e speranza), prorogheranno pure quest’ultima (Art. 26-ter). Dopo anni di battaglie a colpi di carte bollate, le cooperative agricole ottengono una decisiva vittoria in trasferta, nel torneo per guadagnarsi l’esenzione dall’ICI. Infatti, se il socio o l’amministratore abita il fabbricato sopra il fondo posseduto dalla società, lo stesso può fregiarsi della caratteristica di rurale e dunque non pagare ICI. L’elenco delle attività agricole per le quali gli immobili ad esse strumentali risultano rurali è stato, inoltre, esplicitato, copiando in larga parte quanto già detto dal Testo unico delle imposte sui redditi. Nel frattempo, la giurisprudenza della Cassazione può essere messa in un cassetto: ormai la legge l’ha sigillata (Art. 42-bis). Infine, se sulle politiche di gestione del personale la Finanziaria opera una mezza rivoluzione, le briciole del collegato fiscale vanno alle assunzioni di LSU. Liberalizzazione anche oltre i limiti oggettivi delle piante organiche, per i comuni sotto i 5.000 abitanti. Unica controindicazione: i lavoratori socialmente utili assunti in soprannumero impediranno all’ente di assumere altro personale sino al completo riassorbimento dell’eccedenza: poco male, nel frattempo l’ente beneficia di una deroga alle ristrettezze dei giorni nostri (Art. 43). Ora, solo la Gazzetta può dirci quando entrerà in vigore.

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