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venerdì 9 novembre 2007

I cavalieri dalle lunghe ombre

Hanno piazzato una bomba nell'ultima (in ordine di tempo, dico) versione del disegno di legge Finanziaria per il 2008. Si chiama articolo 91 e ha la forza dirompente del passato che ritorna. E del futuro che incombe, ferino. Parte con un comma quasi divertente e irriverente: nessuna amministrazione pubblica può osare sborsare per qualsiasi prestazione lavorativa in suo favore (dipendenti o no) una somma superiore allo stipendio del primo magistrato di Cassazione. No, dico, parliamo di quindicimila euro mensili. E chi lo dice adesso ai dipendenti... Ma questa trovata era già stata proposta in prima battuta dal Governo. Poi, al Senato, qualcuno è stato colto dai rimorsi e si è studiato il capolavoro che segue. Da gennaio, se a nessuno verrà in mente di ridimensionare l'esplosione, per poter attribuire a chiunque un incarico di "studio o di ricerca, ovvero di consulenze" sarà necessario costruire un percorso più tortuoso di un ottovolante. Si parte con la convocazione del Consiglio comunale, il quale avrà il compito di approvare il programma degli incarichi (si presume con cadenza annuale, ma non si dice in modo esplicito). Poi, superato lo scoglio assembleare, la Giunta si dovrà fare carico di revisionare il regolamento sull'organizzazione degli uffici e dei servizi per inserirvi "in conformità a quanto stabilito dalle disposizioni vigenti, i limiti, i criteri e le modalità" per assegnare gli incarichi, precisandone anche il limite di spesa annuo complessivo. Fin qui il futuro. Il passato, invece, ritorna sotto forma di un redivivo controllo preventivo di legittimità, vecchio e talvolta rimpianto (ma questa è un'altra storia) strumento in mano agli O.re.co., oggi appioppato alle sezioni regionali di controllo della Corte dei conti che avranno, bontà loro, trenta giorni di tempo per controllare i regolamenti appena accennati, esprimendo un parere obbligatorio (per la Corte) ma non vincolante (per l'ente che lo ha approvato). Potete ben immaginare con quale entusiasmo, proprio a ridosso della sessione di bilancio, dovremo pure pianificare gli incarichi professionali per l'anno a venire. Soprattutto pensando a quelle tipologie che pianificabili non possono proprio esserlo: consulenze legali per contenziosi imprevedibili, pareri fiscali su questioni contingenti, anch'esse di impossibile programmazione. E sono solamente due esempi. A ragionare con freddezza, una norma di questo tenore conserva pure una sua logica. Quella di giovarsi della professionalità altrui solo come extrema ratio, dopo aver ben vagliato le risorse interne già a disposizione. Come di consueto, purtroppo, si costruisce una procedura ad anello astrusa che costringerebbe gli enti a ripartire dal Consiglio (e passare poi da Giunta e Corte) ogni volta che le necessità imponessero una diversa gestione degli incarichi. Anche perché non è che si possa fissare il limite massimo di spesa a livelli impossibili (e irraggiungibili) sperando che i magistrati non se ne accorgano. Oltre alla legittimità, infatti, questi ultimi dovrebbero pure verificare la compatibilità finanziaria delle norme contenute nel regolamento. E non mi dite che il parere non è vincolante e dunque ve ne fate un baffo, perché se qualcosa va storto la Corte non ci mette niente a rinfacciarvi lo sgarbo (e la colpa grave). Dimenticavo. Se l'iter non si segue passo passo, nessun incarico può essere affidato. Da qui a gennaio potrebbero cambiare molte cose, anche l'art. 91 potrebbe svuotarsi di polvere pirica. Ma se non volete farvi troppo male, fatelo leggere ora al Sindaco. Uomo avvisato...

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