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giovedì 15 novembre 2007

Equilibristi in Parlamento

La professione circense, nobile e antica tradizione italiana, diffusa e tramandata di padre in figlio da generazioni ormai, non corre il rischio di estinguersi. Se non altro, non verranno mai a mancare ottimi atleti-artisti, abilissimi nel traghettare il proprio peso da un'estremità all'altra di fili sospesi a qualche metro d'altezza. Un vivaio inesauribile siede in Parlamento e non fa nulla per mantenere l'anonimato. Così, quando si tratta di giustificare il perché della stretta sul lavoro flessibile introdotta nella Finanziaria 2008 (valevole anche per gli enti locali), la tiritera è sempre la stessa, invariabile e senza fantasia: dovete spendere meno per il personale. L'aurea regoletta ha valicato da troppo tempo i confini del sostenibile. Quanti comuni hanno infatti dovuto letteralmente tirare la cinghia perché impossibilitati ad assumere benché finanziariamente sani, causa rispetto del Patto? E quanti, nelle identiche condizioni economiche ma di dimensioni ridotte, si sono visti limitare il turn-over per effetto del noto giochetto denominato "Uno fuori, uno dentro"? Ora, in una manovra che sembra aver adottato come motto fondatore il pragmatico "bastone e carota", piena com'è di disposizioni concessorie ma anche punitive, dobbiamo fare i conti con un coattivo contenimento delle assunzioni a tempo determinato, consentite esclusivamente quando si tratta di esigenze stagionali di durata non superiore ai tre mesi. Nessun escamotage trova albergo nel perfido articolo, dunque nessun rinnovo e nessuna assunzione per incarichi differenti. Resta la deroga per le assenze con diritto alla conservazione del posto, limitata però agli enti esclusi dal Patto di stabilità con piante organiche di quindici elementi al massimo. E mica per il tempo che si vuole, poi: solo sei mesi anziché gli striminziti tre! Il che, concretamente, significherà, nel rispetto coatto della norma, ricominciare da capo la formazione del nuovo precario B, appena dopo la scadenza del trimestre del precario A. L'aroma di antieconomicità si sta spandendo nelle stanze dei nostri uffici. Ma questa è, non solo a mio avviso (c'è pure il conforto sul campo di operatori qualificatissimi in regioni differenti), una conseguenza quasi residuale del provvedimento. Ciò che, infatti, accadrà sempre più frequentemente è il ricorso al lavoro interinale, mai vietato fino ad oggi, ultimo rifugio dei disperati della dotazione di personale. E non ci vuol molto a intravedere il passaggio logico successivo. I margini di risparmio affidandosi alle agenzie di impiego temporaneo svaniscono come i miraggi, divorati dal costo dell'IVA, scaricabile solo in caso di servizio rilevante, e soprattutto dalla quota di profitto compresa nel costo orario del prescelto. La pentola del diavolo legislatore resta pur sempre senza il coperchio. Alla fine, però, anche l'acqua evaporerà del tutto.

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