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venerdì 16 novembre 2007

Dall'alba al tramonto

Nell'ampia e articolata discussione sulla lenzuolata che la prossima Finanziaria stenderà sopra la gestione del personale, fa capolino un'altra norma appartenente al filone inesauribile dei 'fondi di barile'. Quest'ultimo, raschiato senza pause per racimolare i poveri resti dei fasti d'un tempo, può ormai restituire ben poco. Eppure, contando sul fatto che, arrivati al punto più basso, si può sempre scavare, il legislatore ha ritenuto che ci poteva stare, quest'anno, un'ulteriore riduzione dei compensi per lavoro straordinario. Siamo tutti consapevoli che le somme stanziate ad inizio esercizio si sono ormai attestate ad un livello, diciamo così, di sopravvivenza. Effettuare lavoro fuori dall'orario di servizio, rappresenta un evento la cui eccezionalità è paragonabile al mantenimento della scadenza per il bilancio di previsione. Dal 1° gennaio, invece, la borsa dovrà stringere ancor di più i cordoni e i nuovi contratti integrativi decentrati certificheranno quel 10% in meno sopravvissuto al vaglio del Senato e che dunque assai difficilmente sarà rimesso in discussione a Montecitorio. La piccola norma ha un valore aggregato non indifferente, poiché comprende l'intera gamma di amministrazioni pubbliche, ma, si dice, non punisce in modo opprimente gli enti che vi devono adempiere. All'opposto, osservando la questione dalla torre di guardia di chi il taglio lo deve operare sul serio, queste minimizzazioni sono aria fritta purissima, considerando che si parte (parlo per gli enti locali, ovviamente) da una base già cristallizzata alle dimensioni lillipuziane fissate dagli ultimi contratti. Se il buon senso (compresa un po' di memoria storica) ci fa dire che in passato l'abuso di lavoro straordinario ha conosciuto punte di elevata popolarità. Se è vero che, nelle stesse occasioni, esso è risultato troppo debolmente motivato. Se tutto ciò è accaduto per lo straordinario non dipendente dalle tornate elettorali, per le quali era prevista una specifica attività di vigilanza da parte delle Prefetture che, talvolta, hanno scovato le loro pesanti anomalie. Se le precedenti considerazioni mantengono il loro valore di monito. Tutto ciò non impedisce di valutare con serena amarezza il rapido calcolo applicato dall'alto senza discriminazione. Come a dire: "Siamo sicuri che potevamo togliervi un altro dieci per cento, ma ce lo teniamo per la prossima volta." Realisticamente, oggi non è certo con il fondo per il lavoro straordinario che le amministrazioni tengono in piedi la baracca. Le reali esigenze in materia di personale richiedono che il legislatore valuti negli enti finanziariamente in ordine una più coerente elasticità con parametri di sostenibilità a lungo termine della spesa per nuove assunzioni, piuttosto che l'imposizione di vincoli kafkiani, che neppure la matematica permette di risolvere. Proprio per questo motivo, per questa eterna incomprensione tra centro e periferie, limare anche il fondo per lo straordinario rappresenta un inutile ed eccessivo accanimento. Se l'obiettivo vero di questa misura erano i ministeri, perché non lo hanno messo nero su bianco?

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