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giovedì 18 ottobre 2007

Sei mesi di solitudine

Il tempo passa inesorabile. Anche più velocemente, quando si attende un provvedimento che i più avveduti hanno, in mesi non sospetti, definito fondativo. Eppure, nemmeno uno spiffero dalla stampa sempre attenta a segnalare i raffreddori dei sottosegretari. Segno che, non soltanto della nuova Commissione tecnica per la finanza pubblica non vi è traccia neppure nei resoconti stenografati delle consulte parlamentari, ma nemmeno c'è l'idea su cosa debba essere e, soprattutto, se debba davvero nascere. La delusione ha più il sapore della disillusione, perché scopo dichiarato di quel nuovo organismo era l'attuazione di un pacchetto sostanzioso di iniziative. Ne ricordiamo, a memoria, qualcuna: accelerare l'armonizzazione e il coordinamento della finanza pubblica (tradotto: dare ai bilanci degli enti pubblici una veste uniforme), migliorare la trasparenza dei dati conoscitivi della finanza pubblica (appunto), armonizzare i criteri di classificazione dei bilanci della P.A., elaborare studi preliminari e proposte tecniche per la definizione e il coordinamento della finanza pubblica e dei rapporti finanziari tra Stato ed enti locali e dell'efficacia dei meccanismi di controllo della finanza territoriale, valutare l'affidabilità, la trasparenza e la completezza dell'informazione statistica relativa agli andamenti della finanza pubblica, svolgere ricerche, studi e rilevazioni su richiesta del Parlamento. E c'è davvero da rabbrividire. In tempi di enti inutili e da sopprimere, ci vuole un coraggio da leoni a proporne di nuovi e con obiettivi così ambiziosi, poi. E probabilmente sta qui il punto. Caricato di un fardello erculeo, il gruppo di lavoro (posto che si sia mai riunito) si è defilato di gran carriera, lasciando sul terreno la solita quantità di buone intenzioni. Eppure, a setacciare i traguardi che la Commissione avrebbe dovuto raggiungere, ce n'è uno che non sembra la solita minestra riscaldata di paroloni in libertà. Definire i criteri di classificazione dei bilanci pubblici è, seriamente, una necessità più che un bel proponimento. Oggi, a parlare di bilanci consolidati viene da ridere (o da piangere), vedendo come sia praticamente impossibile capire chi è debitore/creditore di chi. E la responsabilità cade tutta su chi non ha ancora voluto introdurre definitivamente la contabilità economica nelle autonomie locali. Non insieme alla, ma in sostituzione della contabilità finanziaria, obsoleta persino alle Far Oer. Mentre gli enti si affannano nel compilare l'inutile prospetto di conciliazione, utile a produrre conti economici e stati patrimoniali informativi quanto una velina da Montecitorio, nessuno si preoccupa di offrire davvero un nuovo inizio agli uffici ragioneria. Anzi, no, qualcuno c'è: il genio che ha proposto la contabilità ambientale obbligatoria. Peccato che abbia cominciato dalla fine.

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