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martedì 9 ottobre 2007

Rapporto di minoranza

Il doppio binario su cui corre da tempo la pubblicistica sugli enti locali si può descrivere così: da un lato coloro che auspicano rapidamente un’autonomia spinta, soprattutto in campo tributario, ritenendo fondamentale una gestione decentrata delle risorse per migliorare l’efficienza dell’azione amministrativa. Dall’altro lato, invece, stanno coloro che, al solo sentir pronunciare il binomio ‘tasse locali’, alzano le barricate e chiedono a gran voce il loro azzeramento, in un sistema già colmo di balzelli.
Curiosamente, questa differenza di metodo è spesso propugnata dalle stesse persone, in un balletto di idee schizofrenico, secondo l’umore del momento e, soprattutto, secondo il fine perseguito. Così, quando qualcuno osa introdurre nel ragionamento la questione del Catasto ai comuni, le contraddizioni emergono più forti che mai e la tensione si taglia con il coltello.
Il trasferimento di funzioni così complesse come quelle catastali era nell’aria da molto tempo e, finalmente, il legislatore ha dato compimento a una riforma che ha un solo vero obiettivo: snellire le procedure e aggiornare in tempo reale una banca dati per troppo tempo lasciata al proprio obsoleto destino. Eppure, per qualcuno, il vero motivo sottostante deve essere un altro: tartassare il contribuente.
Su LiberoMercato leggo un intervento a firma di Piergiorgio Liberati che sembra uscire dritto dritto da un romanzo di fantascienza. Non potendo costruire un ragionamento basato su fatti dimostrabili, l’autore si lancia nel più classico dei processi alle intenzioni e come anticipando un futuro crimine, arresta preventivamente il presunto colpevole. La gestione autonoma delle pratiche catastali sarebbe un facile metodo, secondo questa linea di ragionamento, per rivalutare a totale discrezione dei comuni le rendite immobiliari, facendo fare al gettito ICI un’impennata epocale. L’occasione fa l’ente ladro, insomma. E le casse comunali sono già pronte.
Cito dal pezzo: “Per Confedilizia la data del primo novembre segnerà, (...) «l'inizio della "grande abbuffata"»”. Che è un po’ come Vissani che dà i voti alla Simmenthal.
Stranamente, a nessuno viene in mente che il valore catastale non è attribuito a capocchia, ma utilizzando procedure che ne dovrebbero garantire la compatibilità con i corrispondenti valori di mercato. Applicando il metodo DOCFA, però, difficilmente otterremmo davvero il prezzo pagato dall’acquirente dell’immobile, considerata l’età media delle rendite attualmente vigenti. Un adeguamento dei valori a un livello più vicino a quello commerciale non può essere ritenuto scandaloso, soprattutto quando è ben nota la prassi di stipulare atti notarili per valori manifestamente inferiori alla reale transazione, al fine di evadere non solo l’ICI ma anche l’imposta di registro.
Che la si pianti allora di gridare al lupo ogni volta che si aggiunge un pezzo di autonomia alla fiscalità degli enti locali e si eserciti, invece e opportunamente, un migliore e più approfondito controllo su come essa è applicata, per verificarne l'equità e la legittimità.
E se proprio vogliamo parlare di numeri, la percentuale di enti che si sono già messi in fila per partecipare al gran banchetto delle rendite è del 7,7%. Di che preoccuparsi, davvero.

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