Too Cool for Internet Explorer

lunedì 1 ottobre 2007

Meno di zero

Ora che le carte sono finalmente sul tavolo, non c’è più spazio né tempo per barare e qualcuno dovrà ben prendersi la responsabilità di chiarire al più presto le modalità di gestione della nuovissima detrazione statale all’ICI.
Sì perché, dal lato contribuente, pare tutto semplicissimo: si determina il valore catastale dell’immobile (in realtà, e più specificamente, il riferimento è alla base imponibile ICI individuata dall’art. 5, D.Lgs. n. 504/1992), si calcola la percentuale pari all’1,33 per mille del valore catastale e si ottiene l’importo massimo della detrazione, che, in ogni caso, non può superare i € 200. Per poterne usufruire, però, è necessario possedere un reddito non superiore a € 50.000,00.
Quest’ultima è una novità introdotta nel testo del DDL nella notte fra venerdì e sabato scorsi, dopo che, probabilmente, qualche funzionario pignolo ha fatto rilevare che potevano beneficiare della nuova prebenda fior di nababbi, ma proprietari di case con valore catastale irrisorio. Poiché quest’ultimo calcolo è riferito al singolo proprietario e non al nucleo familiare, è inoltre prevedibile che l’esclusione non coinvolga un numero imponente di soggetti.
Concretamente, tuttavia, si pone nell’immediato un primo problema: la base imponibile indicata dal testo attuale del disegno di legge non è la stessa sulla quale si effettua il calcolo dell’imposta. Ricorderete, infatti, l’incremento forzoso del 5% introdotto sulle rendite a partire dal 1° gennaio 1997 dall’art. 3, c. 48, della Legge 662/96 (Finanziaria per il 1997) e applicato su quelle vigenti fino “alla data di entrata in vigore delle nuove tariffe d'estimo”. Di fatto, cioè, stando alla lettera del provvedimento, sarebbero necessari due conteggi: uno per calcolare l’agevolazione statale, l’altro per calcolare l’imposta. Si potrebbe rilevare che la maggiorazione del 5% è implicita, ma non mi sembra che il ragionamento sia così scontato perché il testo dell’art. 5 parla solo di “rendite risultanti in Catasto” e queste ultime non contengono di per sè la maggiorazione. Non intravedo una ragione sensata per mantenere tale distinzione. Se anche al Ministero se ne accorgeranno, provvederanno alla rettifica della svista.
La questione si fa, invece, più complicata quando si ragiona sul limite di reddito. Perché, a ben vedere, nella stesura frettolosa del testo il solerte scrivano non ha riportato alcunché a proposito delle modalità con le quali i soggetti passivi possono avvalersi dell’agevolazione. Se il signor X ha un reddito di € 60.000,00 ma decide di fare il furbo e si calcola e applica la detrazione come se gli spettasse, chi può controllarlo?
Il comune non si direbbe, perché il meccanismo attualmente studiato prevede solamente che l’ente, per ottenere il rimborso del minor gettito, dovrà presentare apposite certificazioni che richiederanno, prevedibilmente, l’indicazione di un importo complessivo di ICI mancante, non certo il dettaglio di ogni singolo contribuente.
Neppure l’Erario sembrerebbe responsabile, perché l’abolizione delle dichiarazioni ICI dal prossimo anno impedisce di raccogliere le necessarie informazioni. Può darsi, a pensarci bene, che l’impianto della manovra sia proiettato alle nuove modalità di comunicazione delle variazioni a fini ICI che (condizionale sempre d’obbligo) dovrebbero vedere la luce all’inizio del 2008. Se anche così fosse, chi provvederà all’incrocio dei dati provenienti dai comuni con quelli in possesso dello Stato, sfasati di un anno?
Come sempre, insomma, è tutto basato sulla fiducia. E viene in mente l’ammonimento di un vecchio casaro (la fiducia è una cosa seria). E non un rapporto a senso unico, perché, ovviamente dei comuni non si fida nessuno.
Una modesta proposta per non incagliarsi immediatamente: poiché di recente vanno parecchio di moda le autocertificazioni, invece di attendere un improbabile provvedimento attuativo, si preparino già in comune dei moduli per dichiarare di possedere un reddito sotto soglia. Potremo calcolarci da subito il minor gettito. E quando lo Stato ne chiederà conto agli enti, non saremo impreparati.
Infine, un’osservazione sul metodo di lavoro in salsa ministeriale. Il sistema classico del solve et repete a carico dei comuni si ripresenta come d'abitudine: per evitare di complicare il proprio lavoro (introducendo, come sarebbe stato economicamente più intelligente, la detrazione dell’ICI dall’IRPEF), al Ministero hanno ben pensato di ribaltare sugli enti locali l’onere di subire immediatamente la perdita di gettito (parzialmente coperta da acconti semestrali) per poi attendere primavera per incassare l’eventuale conguaglio.

0 Comments: