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lunedì 29 ottobre 2007

Troppo rumore per nulla

L'ho lasciato a bollire lentamente per un'intera settimana. Volevo capire se sarebbe evaporato, non lasciando tracce di sè, oppure se avrebbe resistito alla temperatura, sedimentando sul fondo della pentola i suoi detriti. Dopo sette giorni era ancora lì, praticamente intatto: bisognava cucinarlo a fuoco alto. Quell'articolo del Lenzuolo rosa meritava una replica, perché, checché ne dicesse il quotidiano, il quadro normativo è ben chiaro. Ma, sotto sotto, c'è un motivo inconfessabile. Il tema è un vero sempreverde, specie di questi tempi, all'inizio della stagione dei bilanci, quando le risorse sono sempre meno abbondanti davanti alle richieste di affamati assessori. In molti abbiamo approfittato negli anni della possibilità di utilizzare gli oneri di urbanizzazione (passatemi la vecchia dizione, ci sono affezionato) per finanziare una quota di spese correnti dedicate alla manutenzione ordinaria del patrimonio. Quando la percentuale era "solo" del 30%, nessuno si lamentava troppo e in tempi di edificazioni spinte quella fetta di proventi rappresentava un toccasana da prendere senza fare troppo gli schizzinosi. Poi, una legislazione in continuo tellurismo provocò una mezza rivoluzione anche sul versante contabile. Quella percentuale, così, oscillò fino a raggiungere il 100%, aberrazione economica se mai ve ne fu una, ma pur sempre consentita dalla legge (.. sed lex). Oggi, dopo che le ultime due Finanziarie avevano addirittura concesso di finanziare per una debole quota qualsiasi spesa corrente, senza più deroghe siamo di nuovo al punto di partenza. Che non è, come cerca di far passare un po' subdolamente il Lenzuolo dello scorso lunedì, il divieto di utilizzare gli oneri tout-court. Infatti, in assenza di una normativa che fissi dei limiti, resta ancora in vigore l'art. 49, c. 7, L. 27 dicembre 1997, n. 449 (Finanziaria 1998) che testualmente recita: "7. I proventi delle concessioni edilizie e delle sanzioni di cui all'articolo 18 della legge 28 gennaio 1977, n. 10, e successive modificazioni, e all'articolo 15 della medesima legge, come sostituito ai sensi dell'articolo 2 della legge 28 febbraio 1985, n. 47, possono essere destinati anche al finanziamento di spese di manutenzione del patrimonio comunale." C'era cascato, ricorderete, anche il Ministero dell'interno, qualche mese fa. E il Lenzuolo l'aveva seguito a ruota. Oggi quest'ultimo ripropone l'identica visione, incurante dell'evidenza (per pudore, si dice, in mezza riga che sono "presenti dubbi interpretativi in proposito", prima di citare l'art. 49). Sulla questione poi, il pezzo si dilunga affrontandola per giro e per verso, senza dimenticar nulla, neppure l'annosa questione se l'entrata sia da considerare corrente o in conto capitale. Però, sopra tutte le considerazioni, emerge il cuore dell'intervento; tutto quel fumo serve a perorare una causa molto poco nobile. Quella dell'utilizzo degli oneri di urbanizzazione per spese correnti senza alcuna differenziazione tra manutenzione del patrimonio e spese di rappresentanza. Non può essere un alibi quello della carenza di risorse, perché in questo caso siamo di fronte a una palese distorsione dell'utilizzo di entrate per loro natura straordinarie. La colpa qui non è del legislatore, che oggi farebbe bene a lasciar le cose come stanno. Speriamo che gli ingordi, alla fine, si agitino per nulla.

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