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venerdì 19 ottobre 2007

Essere o non essere

I mesi che precedono l'approvazione di una Finanziaria sono, per la stampa specializzata, una vera manna. La messe di emendamenti che inonda le aule parlamentari offre materiale a non finire per i nostri fogli preferiti che si beano di questa abbondanza e sperano che fino a dicembre Camera e Senato si rimpallino il testo, infinitamente modificato. Resta così poco spazio per commentare e analizzare atti e provvedimenti vigenti sul serio. Ma, alle volte, non è davvero un male. Prendiamo ad esempio la recente risoluzione n. 274/E, sui rapporti tra IRAP e compensi agli amministratori. Ma davvero a qualcuno era sorto il dubbio che l'ente locale non dovesse calcolare e versare l'imposta per gettoni e indennità a favore di amministratori professionisti. Il polverone alzato dalla risoluzione nasce dal seguente interpello: "In particolare, dato che i comuni sugli importi determinati con decreto ministeriale sono tenuti al versamento dell'IRAP, che per i dipendenti è a carico del datore di lavoro, il ministero istante ha chiesto se anche per le indennità in questione, assimilate ai redditi di lavoro dipendente, gli importi già stabiliti con decreto ministeriale debbano intendersi comprensivi della quota da versare a titolo d'IRAP." L'arzigogolata risposta del Ministero giunge a una conclusione limpida, ma, lasciatemelo dire, banale: l'IRAP è a carico dell'ente erogante perché così prescrive la norma. Infatti, in questo caso, non è necessario lanciarsi in ardite interpretazioni di commi controversi. Il Comune è soggetto passivo? Sì, come indicato dall'art. 3, c. 1, lett. e-bis) del D.Lgs. n. 446/1997. La base imponibile è rappresentata dalle "retribuzioni erogate al personale dipendente, dei redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente di cui all'articolo 47 (oggi art. 50 NdR) del testo unico delle imposte sui redditi, (...) e dei compensi erogati per collaborazione coordinata e continuativa di cui all'articolo 49, comma 2, lettera a), nonché per attività di lavoro autonomo non esercitate abitualmente di cui all'articolo 81, comma 1, lettera l), del citato testo unico"? Sì, è l'esplicito dettato dell'art. 10-bis, c. 1, D.Lgs. n. 446/1997. I compensi corrisposti ai membri di Giunta e Consiglio sono assimilabili a redditi di lavoro dipendente? Sì, come previsto dall'art. 50, c. 1, lett. g), D.P.R. 917/1986 "g) (...) le indennità, comunque denominate, percepite per le cariche elettive e per le funzioni di cui agli articoli 114 e 135 della Costituzione". Allora il dubbio dove starebbe? Nel fatto che, a qualcuno, è venuto in mente di associare tali compensi alla lettera f) del comma appena citato, laddove si parla di "indennità, i gettoni di presenza e gli altri compensi corrisposti dallo Stato, dalle regioni, dalle province e dai comuni per l'esercizio di pubbliche funzioni.", che sarebbero esclusi dalla base imponibile se "rese da soggetti che esercitano un'arte o professione." Ma è un'ipotesi del tutto fuorviante perché l'art. 114 della Costituzione, guarda caso, riguarda proprio i comuni, le province e le altre autonomie locali. Così, addirittura, lo Struzzo giallo di oggi propone un pezzo che si dichiara "finalizzato a portare un po' di chiarezza sulle incertezze generate nei giorni successivi alla diffusione della risoluzione n. 274/E da alcune interpretazioni discutibili apparse in dottrina sull'argomento." Ma la norma è limpida e la risoluzione lo ha certificato: di cosa si dovrebbe discutere, allora? C'è tanta aria fritta in giro da riscaldare il Polo nord.

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