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mercoledì 18 luglio 2007

A statuto speciale

Colgo al volo l'assist del consigliere delegato alla fiscalità del Consiglio nazionale dei ragionieri commercialisti, il quale, in un'audizione alla Commissione finanze del Senato, ha voluto affondare i colpi di sciabola nella carne di alcune questioni irrisolte del panorama tributario nazionale. Pur non riferendosi in modo specifico alla disciplina fiscale degli enti locali, l'intervento del consigliere è senz'altro leggibile anche alla luce degli argomenti che qui interessano. Infatti, punto primo, si lamenta l'assenza di un codice unificato delle leggi tributarie. Se questa è un'esigenza dell'operatore a riguardo della fiscalità erariale, figuriamoci in relazione alla messe di disposizioni di cui è composto il frammentario mosaico dei tributi locali. La prossima approvazione parallela del Codice delle autonomie e del provvedimento sul federalismo fiscale non va esplicitamente in questa direzione, purtroppo. Così, la buona volontà di sistematizzare un ambito così articolato è vanificata, nel primo caso, da un'assenza di analisi del problema, nel secondo, dallo sbilanciamento deciso a favore delle Regioni (che, a loro volta, delegherebbero ai Comuni alcune competenze in materia, in un gioco che assomiglia molto al rubamazzetto). Servirebbe, invece e al contrario, la decisa intenzione di decentrare consapevolmente ai Comuni i tributi che possono gestire perché ne possono controllare gettito e base imponibile, lasciando alle Regioni il piacere di ricevere dall'erario la fetta spettante della torta dei contributi dell'erario. Punto secondo: la splendida invenzione dello Statuto del contribuente ha ormai sette anni. Senza scomodare spiritosi paralleli con le crisi matrimoniali, basterebbe ricordare che una delle norme più nette (quella che impediva di fatto l'allungamento artificioso dei termini di accertamento) è stata invece regolarmente disattesa, quasi a segnare l'irriformabilità dell'intero edificio normativo. In più ci si lamenta, e giustamente, che i decreti-legge sono regola e non eccezione e che per stabilire rinvii di termini, ma non solo, si procede a colpi di comunicati stampa (mezzo irrituale come nessun altro, pur nell'era mediatica per eccellenza). Faccio mie queste istanze, naturalmente. E, per nostro ulteriore beneficio, ci metterei rapidamente accanto l'assoluta necessità di semplificare il quadro tributario, riducendo il numero dei balzelli e rivedendone le basi imponibili. Cosa ce ne facciamo di un pacchetto di tributi che vanno dall'ICI alla TARSU (o TIA), passando dalla TOSAP (COSAP) e dalla tassazione sulla pubblicità, senza dimenticare la sovraimposta sull'IRPEF o la quasi estinta sul nascere imposta di scopo? Complicano le operazioni di accertamento e forniscono un gettito totalmente asimmetrico: decisivo per la salute del bilancio in alcuni casi, del tutto irrisorio in altri. Concentriamo gli sforzi su un'imposta sul patrimonio come l'ICI (alla quale sarebbe comunque assimilata l'eventuale, benché improbabile, imposta di scopo), modulandola con un forfait per la pubblicità esposta dalle attività produttive; accorpiamo il prelievo sull'occupazione di spazi e aree pubbliche alla TARSU, prevedendo una maggiorazione per coloro che, a diverso titolo, hanno la necessità di utilizzare porzioni di territorio per la gestione di attività economiche. L'addizionale IRPEF non ha in realtà una vera valenza tributaria, si sa, dunque può restare così com'è o essere accorpata alla compartecipazione all'imposta nazionale fornita dal Tesoro. Si semplificherebbero i procedimenti amministrativi e ne beneficerebbe pure la chiarezza dei bilanci. I paragoni con l'estero sono sempre un poco antipatici, perché finiscono per dare l'impressione che il paese dei cachi è qui e non altrove. Però i buoni esempi, nel caso, non sono inutili. E nei maggiori sistemi tributari locali europei trova spazio una tassazione estremamente semplificata che fornisce in proporzione gettiti molto alti. Un sistema con una frammentazione pari alla nostra allontana il contribuente dalla pubblica amministrazione. Non vorremmo che si riavvicinasse esclusivamente per gettarci torte in faccia.

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