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martedì 3 luglio 2007

Scuoti la casbah

Da luglio in avanti, almeno sino a dopo Ferragosto, ma sempre più spesso anche oltre, per riempire le numerose e colorate pagine del quotidiano rosa per eccellenza (l'altro, ovviamente), torme di inviati ci tormentano sulle pretese di questo o quel presidente, sulle richieste di ingaggio del centravanti più 'cool', sul fantomatico passaggio di X alla squadra Y, insomma, su tutta la tipica baraonda del calciomercato. Mesi di fuffa e quintali di inchiostro, in fondo buttati a mare, perché di tutto quel rumoraccio, a settembre, nessuno si ricorda più. Temo che la stessa fine stia facendo la vicenda degli sgravi ICI. Siamo passati, negli ultimi mesi, dall'entusiasmo per la scoperta del tesoretto alla consapevolezza che la copertura finanziaria per ridurre l'imposta bisogna ancora trovarla. Dalla granitica certezza che le nuove agevolazioni avrebbero praticamente cancellato il peso fiscale sull'abitazione principale, alla paventata introduzione di tetti di reddito oltre i quali, comunque, anche l'immobile di residenza non può ritenersi esentasse. Se c'è un metodo in questa follia, è che, probabilmente, nessuno ha bene in mente una chiara idea di revisione dell'imposta. L'ulteriore conferma, cioè, che la finanza, quando è locale, serve soprattutto per ampliare la visibilità di certe figurine da album ingiallito, ipotizzando che gli enti locali possano essere regolarmente illusi. E se poi, spiacenti, le risorse non si trovano, pazienza; sarà per la prossima volta. La faida tra 'sgravisti' e 'anti-scialo' si sta arenando appunto sulla ipotesi di una detrazione modulata: chi possiede un reddito modesto può beneficiare di tutta la nuova gran detrazione (i 290 euro ormai individuati). I più abbienti, al contrario, potrebbero scalare dall'ICI lorda qualche decina di euro in meno. Il cerchiobottismo dei paladini alla Robin Hood, insomma. si misura con la tragicomica illusione che l'extra-gettito era lì, a portata di mano, disponibile per togliere l'ICI, e invece, o non c'è mai stato oppure qualcuno se l'è già impegnato. Va da sé che le vittime di questo rimpallo sono più d'una. I proprietari della loro abitazione che (benestanti o no) hanno comunque diritto a essere trattati da cittadini maturi. Coloro che pagano un canone di locazione per l'abitazione in cui vivono, i quali ne ricavano l'impressione di contare un po' meno del due di picche quando si tratta di arraffare puro e semplice consenso politico. Gli enti locali, infine, che, mai consultati sulla strada più giusta da intraprendere per l'equità tributaria dei propri cittadini, stanno sulla zattera a osservare l'orizzonte, sperando che, prima o poi, spunti la scialuppa di salvataggio. Non esce un quadro edificante del dibattito economico attuale. Che ci fossimo abituati all'andazzo non ne giustifica la perseveranza diabolica.

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