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martedì 17 luglio 2007

La riparazione

Gli esami non cominciano mai. Sembrerebbe poter essere questa l'ideale didascalia di una tabella che riportasse la percentuale di progressioni di carriera documentabili dal 2000 a oggi negli enti locali. Statistiche recenti parlano di un rapporto di 8 a 10, nel senso che solamente due dipendenti non sono riusciti a convincere il proprio dirigente di riferimento che un salto di posizione economica si poteva anche fare. A parte il fatto che, generalizzando come è purtroppo d'uso, sono comprese sotto la stessa etichetta di 'avanzamento di carriera' tutte le progressioni effettuate, senza distinguerne le differenti articolazioni, per avere un quadro meno drastico delle 'carriere' negli enti locali serve giusto fare il punto sulla questione. Perché agli enti locali possono essere imputate le peggiori nefandezze in tema di efficienza, purché siano adeguatamente documentate, come dovrebbero. Ricordiamo innanzitutto che la progressione cosiddetta orizzontale nasce da un preciso articolo contrattuale all'interno della revisione generale del sistema di classificazione professionale. Il sistema precedente prevedeva i cosiddetti LED (livelli differenziati di retribuzione all'interno della stessa qualifica) che si esaurivano però in un unico gradino di carriera per gli appartenenti a quella qualifica, quello scatto economico in più che rappresentava per alcuni anche l'unico movimento professionale in alto. Il CCNL 1° aprile 1999, rinnovando l'intero impianto valutativo, afferma: "1. All’interno di ciascuna categoria è prevista una progressione economica che si realizza mediante la previsione, dopo il trattamento tabellare iniziale, di successivi incrementi economici secondo la disciplina dell’art. 13." Si tratta di più di un incremento economico per categoria che dunque lascia spazio a percorsi professionali più seri e, auspicabilmente, meno automatici. Infatti: " 2. La progressione economica di cui al comma 1 si realizza nel limite delle risorse disponibili nel fondo previsto dall’art. 14, comma 3 e nel rispetto dei seguenti criteri: a) per i passaggi nell’ambito della categoria A, sono utilizzati gli elementi di valutazione di cui alle lettere b) e c) adeguatamente semplificati in relazione al diverso livello di professionalità dei profili interessati; b) per i passaggi alla prima posizione economica successiva ai trattamenti tabellari iniziali delle categorie B e C, gli elementi di cui alla lettera c) sono integrati valutando anche l’esperienza acquisita; c) per i passaggi alla seconda posizione economica, successiva ai trattamenti tabellari iniziali delle categorie B e C, previa selezione in base ai risultati ottenuti, alle prestazioni rese con più elevato arricchimento professionale, anche conseguenti ad interventi formativi e di aggiornamento collegati alle attività lavorative ed ai processi di riorganizzazione, all’impegno e alla qualità della prestazione individuale; Quindi, per le categorie corrispondenti alle vecchie qualifiche 3a, 4a, 5a e 6a (oggi A, B e C) la possibilità di incrementare il proprio trattamento economico tabellare è legata anche ai risultati ottenuti, oltre che, fra l'altro, al livello qualitativo del proprio servizio lavorativo. Per la categoria direttiva, oltre che per gli ultimi passaggi delle categorie B e C, inoltre è necessaria una "selezione basata sugli elementi di cui al precedente punto c), utilizzati anche disgiuntamente, che tengano conto del: diverso impegno e qualità delle prestazioni svolte , con particolare riferimento ai rapporti con l’utenza; grado di coinvolgimento nei processi lavorativi dell’ente, capacità di adattamento ai cambiamenti organizzativi, partecipazione effettiva alle esigenze di flessibilità; iniziativa personale e capacità di proporre soluzioni innovative o migliorative dell’organizzazione del lavoro." L'impianto giuridico costruito dal contratto è dunque ben modulato, tenendo conto delle diverse esigenze professionali alle quali rispondono le categorie oggi vigenti. Certo, serve un ulteriore scatto in avanti per evitare che il tutto sia lasciato all'esclusiva discrezionalità del valutatore. Infatti, il successivo art. 6 disciplina meglio l'operatività delle progressioni, stabilendo che: "1. In ogni ente sono adottate metodologie permanenti per la valutazione delle prestazioni e dei risultati dei dipendenti, anche ai fini della progressione economica di cui al presente contratto; la valutazione è di competenza dei dirigenti, si effettua a cadenza periodica ed è tempestivamente comunicata al dipendente, in base ai criteri definiti ai sensi dell’art. 16, comma 2." Il che significa che, innanzitutto, è necessaria una regolamentazione del metodo valutativo. Questo è avvenuto, tipicamente, con specifiche contrattazioni decentrate dalle quali è scaturito un percorso amministrativo che deve giungere attraverso opportuni passaggi di controllo alla valutazione finale e dunque al passaggio o no alla posizione economica successiva. E' giusto far notare, a questo punto, allo scettico lettore esterno che in comuni di grosse dimensioni vi sono interi uffici nei quali il personale ha a malapena superato il primo passaggio orizzontale. Di modo che si può dire che, si, la progressione è generalizzata, ma si è anche fermata subito e dunque i meccanismi valutativi sono estremamente rigidi, al punto da mantenere sostanzialmente invariata la categoria di appartenenza, fino al pensionamento. Se si fanno pochissimi passaggi orizzontali, figuriamoci come saranno rare le progressioni di carriera verticale (soprattutto considerando il fatto che per il Consiglio di Stato rappresentano nuove assunzioni, con tutte le conseguenze del caso). Concediamo che i comuni di minori dimensioni siano più avvantaggiati, mancando di un adeguato sistema di controlli interni che contemperi le umane esigenze di miglioramento anche economico con quelle, altrettanto prosaiche, del bilancio pubblico e della buona amministrazione. D'altronde, il limite delle risorse disponibili non è valicabile. Dunque, se pagella valutativa dev'essere, che sia costruita con rigore ma senza il deleterio pregiudizio che troppi amministratori locali (specie nel decantato nord-est) dimostrano di avere nei confronti di un'intera categoria. Nessuno, credo, ha paura di essere valutato. Tutti, però, hanno il vago timore di scoprire che, a volte, la scheda è stata precompilata.

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