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domenica 17 giugno 2007

Ufficio con vista

E così scopriamo che tre software su dieci, nella pubblica amministrazione, non sono autentici. A dire la verità mi aspettavo un dato peggiore da un'indagine a tappeto fatta apposta per verificare quanti applicativi regolarmente licenziati circolano negli uffici pubblici. Ammetto che una così elevata sfiducia nella gestione informatica è anche basata sull'esperienza diretta. Nel senso che conosco bene ambienti di lavoro in cui i principali pacchetti per la gestione dei documenti sono condivisi tra utenti che pure non ne hanno acquisito la regolare licenza. Vorrei peraltro fare un po' di mente locale per stabilire quali siano effettivamente questi software così diffusamente piratati. Sono i soliti, mi sa. Quelli della casa di Redmond. Quelli del 'nerd' più ricco del mondo. Anche perché i gestionali con i quali gli uffici ogni giorno lavorano sono proprietà delle più disparate società di sviluppo e non sono di certo soggette a facili operazioni di replica da un computer all'altro, né ciò è auspicabile per gli stessi funzionari che preferiscono un prodotto chiavi in mano poco propenso a creare problemi due minuti dopo l'avvio. Così, in realtà, il confronto dovrebbe essere effettuato più correttamente tra licenze in regola e non di Office (oops!). Questo derby produrrebbe, temo, una sconfitta in casa per le prime. Il motivo principale di questa ostinata tendenza a taroccare uno dei (se non il) software più diffusi al mondo (che immagino non coinvolga necessariamente solo le pubbliche amministrazioni) sta a metà tra la scarsissima stima che circonda in generale la casa-madre e la normale pigrizia per attivare le procedure di acquisto di nuove licenze. La prima è un diffuso sentimento derivante dalla fallacia di parecchie procedure (a partire dai sistemi operativi), la seconda è un dato di fatto, poco apprezzabile, ma non controvertibile. Non trascurerei, infine, neppure l'abitudine frequente dei fornitori di hardware di fornire PC con applicativi già caricati, senza consegnare al cliente il corrispondente CD/DVD di installazione. In questo caso, i software in questione dovrebbero essere classificati tra i non licenziati, incrementando un inveterato trend che solo la diffusione di pacchetti open-source come OpenOffice può contenere (benché a danno del famoso Bill, peggio per lui).

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