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venerdì 29 giugno 2007

Ladri di biciclette

Una nuova indagine sui conti degli enti locali, stavolta promossa dall'istituto di credito Dexia Crediop e pubblicato a stralci dallo Struzzo giallo nei giorni scorsi, cerca di dimostrare un assunto di rilievo: le entrate correnti non hanno subito significativi incrementi nell'ultimo quinquennio, poiché in corrispondenza di un inasprimento delle aliquote dei tributi locali è intervenuta una compensazione sostanzialmente identica, ma di segno opposto, nei trasferimenti statali. In verità si va oltre, poiché si sostiene che i dati dei rendiconti dal 2001 al 2005 indicherebbero una maggiore autonomia tributaria locale, benché poi frustrata dalle minori risorse erogate dallo Stato. Su quest'ultimo punto ci sarebbe però da fare un'osservazione che, effettivamente, porta a dimostrare l'esatto contrario, e cioè che l'autonomia fiscale è casomai stata messa in un angolo. La buona performance delle entrate del titolo I infatti è decisamente influenzata dalla voce "Compartecipazione all'IRPEF" che, da ormai qualche esercizio, le certificazioni ministeriali ci obbligano a inserire tra le entrate tributarie ma assimilabili in ogni senso a un altro (e quanto sostanzioso) trasferimento erariale. E' a fronte di questa finzione contabile che i contributi correnti sono stati ridotti. Non un segno di maggiore libertà di movimento, dunque. Piuttosto, un altro segnale della progressiva erosione dei margini di discrezionalità degli enti nella gestione della propria politica fiscale. Quest'ultima è limitata all'Addizionale IRPEF, bloccata peraltro alle aliquote del 2003 fino al 2006 compreso, e all'ICI, sulla quale pende la spada di Damocle della destinazione del Tesoretto. Dexia Crediop trae, in ogni caso, dall'esame complessivo dei dati a disposizione la seguente conclusione: gli enti comunali hanno realizzato politiche virtuose sul versante della spesa, razionalizzandola (tagliando anche servizi, laddove necessario). Questa affermazione si mette di traverso alla sicumera di tutti coloro che, ragionando di patto di stabilità, danno addosso ai municipi come la vera causa del famigerato rapporto debito/PIL. Non prendiamo per oro colato le conclusioni dell'indagine, ma ci sembra significativo che da un istituto privato giunga una sconfessione della tesi che va per la maggiore. Anche perché sono invece le Regioni a contribuire con politiche non certo assennate alla fibrillazione del sistema complessivo. E anche per questo motivo che non si comprende la totale sordità del legislatore d'urgenza alle richieste di utilizzo di risorse che non derivano assolutamente da nuovo indebitamento e che non partecipano quindi della fuoriuscita da riparare.

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