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lunedì 11 giugno 2007

I lunedì al sole

Da che mondo è mondo, l'autorevolezza si conquista. In regalo, pare, non l'abbia mai ricevuta nessuno. Talvolta, però, sembra che, una volta acquisita la patente di esperto, ci si dimentichi di rinnovarla a scadenze regolari, quantomeno per non essere beccati al primo controllo. E infatti. Il Lenzuolo rosa, da qualche tempo molto interessato ad approfondire i problemi e i rovelli della finanza locali, spende tutto il suo carisma (e 'spendere' ha risvolti più che metaforici) per anticipare, analizzare, in una parola, informare sulle novità del nostro caleidoscopico mondo. A parte la linea editoriale dei periodici specialistici, che essendo in abbonamento predica necessariamente ai convertiti, il massiccio incremento di pagine dedicate agli enti locali farebbe presupporre un'altrettanto consistente rigore nel proporre commenti e approfondimenti. Invece, non è la prima volta che, accanto a seri e innovativi spunti di discussione come, ad esempio, quelli proposti di quando in quando dal professor Stefano Pozzoli, compaiono sulle colonne del Lenzuolo interventi che meglio starebbero fra le pagine del catalogo di un'ipotetica Sagra dell'ovvio. Nella vera e propria lenzuolata dedicata il 4 giugno scorso alla Corte dei conti alla vigilia della pubblicazione delle nuove Linee guida sui rendiconti, fanno capolino un paio di pezzi palesemente costruiti attorno a un non-evento ma cucinati come fossero illuminazioni da premio Nobel. In uno, dedicato alle pronunce della Corte sull'indebitamento improprio dei Comuni (quello, per intenderci, destinato a finanziare spese diverse da quelle di investimento) si fa passare come nuovo il concetto secondo il quale la quota di spese di progettazione attribuite al responsabile di procedimento nell'ambito della realizzazione di un'opera pubblica non sono spese da inserire nel titolo I ma nel titolo II. Finanziate come sono con gli stessi mezzi dell'opera a cui si riferiscono, non si vede per effetto di quale regola contabile debbano essere impegnate fra le spese correnti, essendo a tutti gli effetti assimilate alle prestazioni progettuali di un professionista esterno. Evidentemente, la Corte ha dovuto pronunciarsi su un caso nel quale l'ente voleva un parere prima di prendere una decisione e commettere l'errore da penna rossa. L'articolista, al contrario, invece di sottolineare quest'ultimo aspetto, preferisce mettere in luce il parere della Corte come fosse nuovo di zecca. In un secondo articolo di spalla si spendono tre colonne a tre quarti di pagina per scoprire che un Comune aveva considerato tra le spese detraibili ai fini della determinazione del saldo quelle sostenute per funzioni proprie anziché delegate dalla Regione, come maliziosamente dichiarato dall'ente. Anche qui, più che il pezzo, è il tono a non convincere. Chi legge è in grado di distinguere la notizia dalla bufala, specie quando si tratta di argomenti più o meno quotidiani. Si trattasse semplicemente di una rassegna delle principali pronunce, non ci si dovrebbe sorprendere. Così confezionati, invece, entrambi gli articoli sanno di presa per i fondelli. Non c'è bisogno dello scoop ad ogni costo per fidelizzare i lettori.

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