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mercoledì 27 giugno 2007

Efficienza d'Albione

Oltremanica i problemi degli enti locali non sono così differenti da quelli che si affrontano qui, quotidianamente. Eppure, chi ha avuto la possibilità (e la fortuna) di vedere da vicino l'attività di un ufficio finanziario di una municipalità inglese riporta un diverso senso dell'esperienza amministrativa. Ho riletto con immutato piacere un breve saggio di Stefano Pozzoli sul numero di gennaio di Azienditalia. E' il resoconto (tecnico, certamente, ma davvero concreto) di un'osservazione effettuata da molto vicino di come il Chief Financial Officer rappresenti solo un lontano parente del Responsabile di ragioneria. Non tanto per i compiti da svolgere, in fondo assimilabili poiché le risorse da gestire sono pubbliche anche nel Regno Unito. Quanto per tipologia di responsabilità, che quaggiù sono tutte legate a una visione amministrativista del ruolo e lassù, al contrario, rispondono a una logica strettamente efficientista, dove ciò che conta sul serio è il risultato finale, il raggiungimento dell'obiettivo di budget. Anche perché, in caso contrario: "Potrebbe intervenire la Audit commission (come fosse la Corte dei conti. NdR), anche il Governo (...). Gli ispettori possono aprire una loro inchiesta - il che accade necessariamente in caso di perdite superiori alle riserve - e a chiusura di questa consigliare al Council di licenziarmi." E quando il Council (l'equivalente, a grandi linee, del nostro Consiglio comunale) non si attiva? "Non è mai successo. E poi sarebbe un fatto così grave, così pregiudizievole per la mia reputazione che io non troverei mai più nessuno disposto ad assumermi come Cfo." Il dato che emerge in modo preponderante è che il criterio 'faro' della gestione di un ente locale (le cui dimensioni medie, per inciso sono molto superiori alle nostre, essendo in totale circa 500 contro i nostri 8.200) non è quello elettoralistico, secondo il quale tutto ciò che è stato realizzato da un'amministrazione viene giudicato ogni x anni, nell'urna elettorale. Bensì quello decisamente aziendalistico della prevalenza del risultato, tanto è vero che il CFO gode di un'autonomia decisionale pari a quella di cui dispone un dirigente privato, se non addirittura l'Amministratore delegato. Il testo, disincantato, è permeato di una sottile amarezza per la consapevolezza che prima di giungere a una macchina così ben oliata anche nei nostri enti locali dovrebbe realizzarsi una sorta di rivoluzione culturale, attualmente invisibile persino all'orizzonte. Certo è che un osservatorio privilegiato su queste esperienze esogene può solo accrescere il tasso di attenzione nei confronti dell'accountability nei nostri enti. Cercheremo prossimamente di raccogliere altre testimonianze.

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