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martedì 8 maggio 2007

L'allievo si applica con impegno

"Rispetto a una indagine analoga che abbiamo effettuato tre anni fa abbiamo rilevato che le piccole amministrazioni hanno aumentato gli sforzi per garantire alla popolazione la presenza e l'efficacia di un maggior numero di servizi e di presidi pubblici, attraverso un più ampio ricorso all'associazionismo, e innescando anche processi di razionalizzazione della spesa superflua e di graduale innalzamento delle tariffe. Le nuove norme dovrebbero permettere loro di garantire i servizi senza ricorrere troppo al Fisco." In questa affermazione, leggermente in politichese, del direttore di Legautonomie Loreto del Commuto è racchiusa l'eccezione rappresentata dai piccoli enti locali (per convenzione, quelli sotto i 5.000 abitanti), nel panorama delle amministrazioni pubbliche. Un'eccezione che discende da un principio più generale: fare di necessità virtù. Il proliferare di consorzi, convenzioni, unioni di comuni è la efficace risposta che le amministrazioni mettono in atto da qualche anno ai concreti problemi di gestione quotidiana. L'unione di forze geograficamente limitrofe e, dunque, demograficamente ma non solo, omogenee, per organizzare ed erogare servizi alla collettività risparmiando risorse e ottimizzandone l'impiego è l'unica risposta possibile ai tentennamenti dell'amministrazione centrale. La distribuzione del tesoretto, di fatto, è un problema per queste realtà più che una opportunità. E la vacuità del dibattito sull'abolizione/abbattimento/riduzione dell'ICI sull'abitazione principale, purtroppo, rappresenta l'ennesima presa in giro per gli enti locali, neppure coinvolti nella discussione, come se l'introduzione dell'ICI fosse stata un'elargizione generosa per consegnare ai comuni la falsa illusione del decentramento fiscale. Di fronte a tale indifferenza, non si sposta di un millimetro il timone degli enti che devono dare risposte certe in tempi ragionevoli e che, dunque, sono certo allievi migliori di un maestro sempre meno autorevole. Qualche post fa avevamo avanzato la proposta di mantenere l'ICI sulla prima casa, autorizzandone l'integrale detrazione in sede di dichiarazione dei redditi, raggiungendo così il duplice obiettivo di mantenere intatto il gettito per i Comuni e neutralizzarne l'impatto fiscale sul contribuente. Eppure, questo come eventuali altri metodi per conservare in capo agli enti un minimo di autonomia impositiva non sono neppure accennati nelle pompose dichiarazioni di queste settimane. L'operazione deve risultare, in sostanza, unicamente un ritorno d'immagine per chi la propone. E al diavolo le conseguenze: con un trasferimento aggiuntivo riparatore si risolve la partita contabile. Ma non è così che dovrebbe essere concepita una corretta disciplina tributaria a livello locale. Ci aspettiamo molto di più dal disegno di legge che dovrebbe realizzare il decentramento fiscale. Ma con queste premesse, dubito assai della qualità del documento finale. Spero ardentemente di essere smentito.

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