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martedì 1 maggio 2007

Dall'altro capo del filo

Forse qualcuno comincia ad aprire le orecchie: "Un monitoraggio pubblicato sul Sole-24 Ore lunedì scorso ha individuato 43 diverse verifiche sui conti degli enti locali, distinguendo tra controlli, monitoraggi e verifiche sulla trasparenza. Troppe, verrebbe da dire. Anche perché per ciascuna di esse la burocrazia impiega anche giornate di lavoro: da ciò la palesata opportunità di una semplificazione. Ma questi 43 adempimenti sono davvero dei controlli? Sono cioè funzionali al pubblico interesse e alla trasparenza? Servono ai cittadini o al mantenimento autoreferenziale di apparati? I problemi evidenziati dall'inchiesta, a mio parere, riportano in luce l'esigenza di chiarire se siano preferibili strumenti di verifica e di controllo preventivi o successivi. Se cioè sia meglio evitare diseconomie, sprechi e illegittimità prima che possano verificarsi, o al contrario sia preferibile innalzare alte e manzoniane grida contro l'inefficienza sulla base dei dati quasi quotidianamente esposti dalla pletora di organismi e organi cui è affidata la verifica successiva. È nota la prevalenza numerica di quanti ritengono sufficienti i controlli interni per garantire legalità, efficienza, efficacia, economicità e trasparenza. Secondo questa opinione solo interventi dall'interno dell'amministrazione possono garantire tali principi e solo i cittadini, con il voto, potranno dire se i loro amministratori abbiano garantito scelte legali e servizi efficienti.
È noto anche, però, che le cose non stanno così, e che né i controlli interni né il controllo popolare sono riusciti a risolvere la dilagante illegalità nelle amministrazioni locali e regionali. Associazioni e agenzie internazionali collocano l'Italia in posizioni molto alte nelle graduatorie della corruzione e dell'inefficienza amministrativa, e autorevoli studi segnalano settimanalmente un livello sempre più elevato di insoddisfazione dei cittadini. In questo contesto, siamo certi che non esistano margini per una rivalutazione del controllo preventivo sugli atti delle amministrazioni? L'istituto è stato cancellato con la riforma costituzionale del 2001 sul presupposto della equiparazione al loro interno delle componenti della Repubblica (articolo n.4); in realtà già dal 1997 era stato ridotto al minimo, lamentandosi da parte del legislatore l'assoluta inefficienza degli organismi contemplati dall'ordinamento. Tuttavia, muovendosi da indubbie considerazioni, il risultato è stato quello di gettare via il bambino con l'acqua sporca, mentre sarebbe stato meglio mantenere il controllo preventivo su atti, ma affidandolo ad organi terzi, espressione dello Stato-comunità e legandolo a parametri non solo giuridici, quali l'economicità, la qualità del servizio, l'utilità sociale. Esiste oggi una possibilità di introdurre sistemi di controllo preventivo sugli atti delle amministrazioni? E soprattutto esiste una volontà politica bipartisan di perseguire un'amministrazione legale, efficiente, economica, efficace? Ecco è proprio dal tema dei controlli preventivi — affatto appartenente al passato — che probabilmente varrebbe la pena riprendere il dibattito sulle riforme istituzionali.
" Quirino Lorelli - Magistrato della Corte dei conti, Il Sole-24 Ore, 30 aprile 2007. Che anche lui, ogni tanto, faccia un giro da queste parti?

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