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lunedì 7 maggio 2007

43 gradi di separazione

Continua sul Lenzuolo rosa il dibattito scaturito dall'inchiesta che ha evidenziato la pletora di controlli e monitoraggi ai quali sono sottoposti (con efficacia finale molto vicina allo zero) gli enti locali. Il punto centrale, infatti, sta altrove. E' inutile inviare periodicamente dati a enti e autorità differenti che, non comunicando fra loro, raccolgono ma non organizzano, ammucchiano ma non selezionano. E soprattutto non controllano. L'intervento apparso oggi a firma del presidente delll'ANCREL e che riportiamo integralmente più sotto ha il pregio di sottolineare l'anacronismo di controlli di pura legittimità (quelli affidati un tempo agli organi regionali di controllo) che non entravano nel merito dell'efficacia ed economicità delle scelte politiche sottese dagli atti esaminati. Ora, però, una volta eliminati gli O.Re.Co., non esiste alcun sistema di controlli che con regolarità possa svolgere una funzione adeguata di vigilanza sui conti (e più in generale sulla gestione) degli enti. Borghi, ovviamente, fa risaltare il potenziale ruolo che, con questo obiettivo, potrebbero svolgere i revisori dei conti. E non ha torto. Credo però debba essere allo stesso tempo consapevole di quanto maggiore debba essere l'impegno dei revisori per svolgere una funzione sistematica di controllo, rispetto alla (ammettiamolo) sporadica presenza attuale. Se è vero che è necessario attuare una selezione più accurata dei professionisti che si propongono come membri dei collegi o come revisori unici, è anche pacifico che non si può non puntare a una limitazione drastica degli incarichi. Le deroghe che oggi è consentito introdurre nei regolamenti di contabilità (per quanto legittime) sono l'esatto contrario di quanto Borghi vorrebbe veder realizzato. E' necessario prevedere un ritocco delle tariffe? Forse. Ma se si tratta di questo, è meglio non inserire nella discussione termini come "autorevolezza", "professionalità", ecc. Se però ciascun professionista non potesse esercitare le funzioni di revisore in più di x enti, ciò significherebbe automaticamente maggiori opportunità di esperienza per altri iscritti agli albi. La diffusione delle competenze e della serietà professionale passa anche da un maggior ricambio tra vecchie e nuove leve. Solo in questo modo, credo, sarebbe possibile assicurarsi la dedizione degli elementi più capaci. La collaborazione con la Corte dei conti è ormai nei fatti il futuro del sistema dei controlli. Si tratta di scoprire quante risorse potranno mettere a disposizione per garantire un sistematico lavoro di analisi che anticipi le situazioni di criticità più pericolose. Ecco, in ogni caso, l'intervento di Antonino Borghi: "L'inchiesta del Sole-24 Ore del 16 aprile sui 43 controlli sugli enti locali ha suscitato un dibattito sulle modalità di controllo più efficace. Al riguardo, va ricordato che il passaggio, con le riforme degli anni 90, dal controllo sugli atti al controllo sui risultati era stato considerato una conquista per una moderna e responsabile gestione degli enti locali. L'obiettivo era quello di sostituire alla cultura burocratica fondata su atti quella della rilevazione dei fatti. Il controllo di legittimità, soppresso con la riforma del Titolo V, rallentava i procedimenti e utilizzava parametri giuridici, senza attenzione all'economicità delle scelte e alla verifica dei risultati. Il controllo di legittimità non era neppure servito a salvaguardare gli equilibri finanziari, visto l'alto numero di enti che dichiaravano il dissesto. Era sostanzialmente un controllo formale del contenuto di un atto che, se rispettoso delle norme o delle interpretazioni date dal Co.re.co., faceva scaturire un parere favorevole quando invece la sua esecuzione poteva produrre sprechi. Appare pertanto anacronistico rimpiangerlo. È però evidente l'esigenza di rivedere i controlli negli enti locali. I controlli interni non hanno ottenuto i risultati auspicati. I controlli successivi sono tanti e, come evidenziato dall'inchiesta del Sole-24 Ore, uniti a continui e disorganici monitoraggi centrali portano a spreco di risorse senza produrre trasparenza e correggere delle irregolarità. La questione va risolta nelle deleghe della Carta delle Autonomie, tenendo conto delle consapevolezze maturate in questi anni e in particolare: — il controllo deve valutare gli obiettivi e i risultati comparando costi, modi e tempi; — occorre un sistema informativo e contabile in grado di rilevare e misurare la gestione del Comune, che ha per funzione (articolo 13 del Tuel) lo sviluppo socio-economico della popolazione e del territorio; — il controllo va portato a sistema con strette relazioni fra l'organo interno e le sezioni regionali della Corte dei conti. La selezione delle aree e delle attività dipendono dalla specificità del singolo ente, ma anche da situazioni comuni a più enti. Su questi ultimi occorre costruire relazioni fra sezioni regionali della Corte e organi interni di revisione (o loro rappresentanze), definendo programmi di controllo e indicandole materie su cui è obbligatorio acquisire sugli atti un parere preventivo dei revisori. Occorre, in definitiva, una regia che può essere affidata alle Sezioni regionali della Corte. Con l'articolo 7 della legge 131/2003 e i commi 166 e seguenti della legge 266/2005, si apre una sfida sull'effettiva capacità di svolgere un controllo collaborativo. Controllo che richiede esperienza, professionalità e conoscenza delle diverse situazioni, e autorevolezza per non essere rifiutato. Occorre ricercare le (tante) cause dell'insoddisfacente controllo negli enti locali: la mancata integrazione fra organo di revisione e Corte dei Conti sembra avviata a soluzione, mentre la mancata indipendenza e professionalità dei controllori richiede una riforma sostanziale del sistema informativo e contabile tutta da conquistare. Sull'ultimo punto, le professionalità dedicate sono cresciute negli ultimi anni, ed a loro occorre dare spazio. L'indipendenza è invece collegata alle modalità di nomina. Se si vuole tentare ancora di mantenere le nomine al Consiglio, va cambiato il sistema delle preferenze per lasciare alla minoranza la possibilità di esprimere un candidato; vanno obbligati gli enti a regolamentare i criteri di selezione; va infine demandata alle sezioni regionali di controllo della Corte dei conti la designazione di una terna per la nomina del presidente del Collegio."

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