Teoria economica: "È cosa ben nota che l'influenza della teoria economica, ai fini della soluzione di problemi concreti di politica economica, si manifesta generalmente con notevole ritardo, quando si manifesta. A chiusura della "Teoria generale", J.M. Keynes pose l'affermazione, divenuta celeberrima, secondo la quale «gli uomini della pratica, i quali si credono affatto liberi da qualsiasi influenza intellettuale, sono usualmente schiavi di qualche economista defunto (...) Non però immediatamente, ma dopo un certo intervallo»."
(...)
Infrastrutture: "Si trattava di stabilire se la costruzione a New York di una galleria per il traffico sotterraneo attraverso l'Hudson dovesse essere condizionata o meno all'accertamento che l'ammontare dei pedaggi imposti e di prevedibile riscossione fosse sufficiente a coprire le spese per la costruzione e la gestione della galleria. Hotelling dimostrò in modo analitico (senza mancare di richiamarsi all'opera del francese Jules Dupuit che aveva sostenuto una tesi analoga, con differenti tecniche espositive) che non soltanto la costruzione della galleria doveva dipendere dalla sua utilità pubblica e non dai pedaggi conseguibili, ma che questi costituivano comunque un modo irrazionale di finanziamento delle infrastrutture pubbliche. Il metodo efficiente di amministrare un ponte o altre opere analoghe, egli scriveva, «è di porlo liberamente a disposizione del pubblico, almeno sino a quando il suo uso non si accresca in maniera tale da portare ad un affollamento eccessivo. Un ponte aperto al libero transito viene costruito con costo non maggiore di quello di un ponte su cui si applicano diritti di pedaggio e viene gestito con un costo minore; ma la collettività, che in un modo o nell'altro deve pagare il suo costo, si avvantaggia in misura maggiore del ponte aperto al libero traffico»."
(...)
Teoria economica e benessere sociale: "La consapevolezza «dei limiti delle nostre capacità a formare una rappresentazione coerente e unificata dell'intero mondo economico» costituisce un elemento di forza, non di debolezza, della indagine economica. È un atteggiamento che pone al riparo da fragili certezze (l'inefficienza dello Stato, la forza creativa del mercato, il parassitismo arrogante della burocrazia); ma non attenua l'impegno per un miglioramento sociale inteso non come strategica acquisizione del consenso, ma come sforzo di attenuazione delle molteplici forme di emarginazione degli esseri umani. Nell'individuarle, nel ricercare i mezzi per ridurle o eliminarle, chi si dedichi a questa indagine non è mosso da alcuna schumpeteriana ostilità intellettuale verso l'attuale sistema economico, ma dal convincimento di essere il fiduciario di una «civiltà possibile». È il discostarsi da questi fondamenti che ha indotto a prospettare l'istanza del benessere sociale come un'assordante e straripante richiesta a «volere di più», dimenticando quanto sia tuttora abissale il divario tra «chi ha» e «chi non ha»."
Brani tratti da "La solitudine del riformista" di Federico Caffè, Bollati Boringhieri, 1990
sabato 7 aprile 2007
Vent'anni dopo
Subscribe to:
Commenti sul post (Atom)
0 Comments:
Post a Comment