Il destino del tesoretto è nelle mani del Governo. Prodi ha ribadito, e non stentiamo a credergli dato il micidiale meccanismo pubblicitario che si è messo in moto, che una quota dell'extra-gettito servirà a ridurre l'imposta comunale sugli immobili che oggi grava sull'abitazione principale. Ormai, vista l'insistenza con la quale l'argomento è riproposto non appena c'è uno spazio mediatico disponibile, smentire queste intenzioni sarebbe autolesionistico per tutti coloro che ci stanno, ancora oggi, mettendo la faccia. Siccome le linee del discorso sono tracciate, non resta che prendere atto dello scollamento amministrativo fra centro e periferie. Non c'è alcuna intenzione di chiamare a un tavolo i comuni che gestiscono oggi l'imposta. Gli enti locali non saranno invitati nemmeno informalmente a fare proposte alternative. Dovranno attendere le decisioni redistributive prese altrove e accontentarsi di un po' di trasferimenti riparatori per finanziare il minor gettito. Il metodo è, ovviamente, difficilmente condivisibile. Azzera in un colpo solo le aspettative di chi credeva ancora nella possibilità di una finanza decentrata di nome e, soprattutto, di fatto. Speranze già risicate, vista la tendenza ad assegnare quote di IRPEF nazionale come fossero trasferimenti e finanziare così una fetta consistente della parte corrente dei bilanci, come ai vecchi tempi, senza cambiamenti veri. Il futuro della finanza locale sembra così indirizzato verso un progressivo maggior impegno erariale, lasciando agli enti come unica leva fiscale l'addizionale IRPEF e l'ICI sugli immobili diversi dalla casa dimorante. Questo sistema, semplificato e molto poco elastico, determina una rigidità difficile da ammorbidire. Oggi l'addizionale comunale all'IRPEF è utilizzata con molta diffidenza dalle amministrazioni (i dati pubblicati settimanalmente dal Lenzuolo rosa sono eloquenti), anche perché (tranne qualche audace amministratore) i più si sono attenuti a una norma che impedisce sensibili modulazioni del prelievo. Al massimo, è possibile introdurre una soglia di esenzione, non di più. Inoltre, l'articolazione delle aliquote ICI è notoriamente artificiale, poiché riguarda ancora le sole abitazioni principali. Le concrete possibilità di diversificazione sono, al momento, soffocate da una legislazione attenta a non mollare la presa sulla briglia fiscale. Perché allora non provare a invertire la rotta e, volendo sostenere le famiglie meno abbienti, introdurre un serio programma di sgravi che, ad esempio, consenta di detrarre dall'IRPEF, l'ICI versata al comune sull'abitazione principale? La leva fiscale comunale non ne sarebbe danneggiata e acquisterebbe, anzi, maggiore credibilità perché il contribuente non vedrebbe più il prelievo ICI come un'iniqua duplicazione tributaria. Allo stesso tempo, l'obiettivo governativo sarebbe stato raggiunto, impedendo inoltre (risultato per nulla secondario) l'erosione ulteriore dell'autonomia impositiva degli enti locali.
domenica 15 aprile 2007
L'isola del tesoretto
Pubblicato da Massimo Monteverdi alle 17:41
Categorie: Addizionale IRPEF, ICI, Sgravi fiscali, Tesoretto
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