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domenica 25 marzo 2007

Partita tripla

Il comma 61 della Finanziaria apre le porte all'introduzione generalizzata della contabilità economica negli enti locali. In realtà, più modestamente, si propone entro il prossimo 30 giugno di stabilire le "modalità per introdurre in tutte le amministrazioni pubbliche criteri di contabilità economica." D'altra parte, l'eterogeneità dei bilanci dei diversi rami della Pubblica amministrazione richiede un supplemento d'indagine per giungere in pochi mesi alla definizione di criteri di base, da implementare concretamente a cura dei singoli enti. L'obiettivo è significativo e, se non fossimo per natura scettici sulle capacità di sintesi di chi sta nella stanza dei bottoni ministeriale, otterrebbe un risultato sinora insperato: rendere leggibili i bilanci degli enti locali anche a coloro che, con comodo alibi, oggi li definiscono incomprensibili. Ne guadagnerebbe la trasparenza dell'informazione e la serietà delle professionalità in campo. Per giungere a ciò, il percorso è forse più semplice di quanto si pensi. Le fondamenta sono già state realizzate: i primi principi contabili sono operativi, dunque attendono solo una formale stauizione legislativa per essere cogenti. Immaginiamo, poi, che nella volontà del legislatore ci sia l'affiancamento della contabilità economica a quella finanziaria, non essendo auspicabile un'eliminazione di quest'ultima, che fornisce informazioni insostituibili sulla gestione autorizzatoria delle risorse. Sulla base di queste realtà già sperimentate dagli enti più all'avanguardia nel capire lo spirito del tempo, si può già realizzare un codice di comportamento minimo anche per gli enti minori, cioé con meno risorse. La novità che ci aspettiamo, dunque, (altrimenti ogni proclama di modernizzazione manterrà intatta la sua vanità) è l'obbligo di tenere la contabilità economica con il metodo della partita doppia. Credo che non possano esserci ragionevoli alternative a un sistema che funziona con un meccanismo matematico senza errori. Per avviare un motore che mi immagino pochi abbiano voglia di far carburare immediatamente, servono tre elementi. Innanzitutto è indispensabile che l'introduzione sia obbligatoria per tutti gli enti a partire da una stessa data, non importa se fra tre o cinque anni, ma tutti devono avere un identico orizzonte temporale al quale tendere, senza aspettarsi deroghe o rinvii. Chi non si adegua entro quella data, viene immediatamente segnalato alla Corte dei conti e subisce la sospensione dell'erogazione dei trasferimenti sino alla risoluzione dell'inadempienza. Il secondo elemento è l'assistenza concreta del Ministero. E' impensabile che gli enti si affidino esclusivamente alla buona volontà degli operatori, pur encomiabile. Chi preferisce fare da solo ne ha tutto il diritto, ma la necessità di un filo diretto costante tra centro e periferia è del tutto realistica: in sostanza, le risorse, soprattutto umane, ce le deve mettere anche l'erario, non solo i comuni. Il terzo elemento, il più significativo, è il coinvolgimento obbligatorio dei revisori dei conti nell'introduzione del nuovo sistema. Chi meglio dei professionisti più accreditati presso gli enti può consigliare sulle migliori tecniche da adottare, la cui complessità risulterà proporzionata alla struttura organizzativa dell'ente. Attendiamo il decreto ministeriale al varco. Nel frattempo lavoriamo per affinare questi tre elementi.

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