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mercoledì 21 marzo 2007

La strategia del caos

Come chiamarla? 'Sindrome da sovraesposizione di commi'? Oppure semplice 'Overdose di Gazzetta Ufficiale'? Qualsiasi sia il virus che sta contagiando i funzionari dei ministeri, i danni che produce sono peggiori di un'influenza, per quanto recidivante. Dopo il Viminale, anche il Ministero dell'Economia e delle Finanze si offre in pasto ai divoratori (per necessità e per mestiere) di norme affrontando il tema, quest'anno molto delicato, dell'addizionale comunale all'IRPEF. Rispondendo a un ente locale che aveva chiesto lumi sull'applicazione delle nuove disposizioni dal 1° gennaio 2007, il Dipartimento delle politiche fiscali (e qui, in calce alla risposta, c'è pure un nome e un cognome al quale eventualmente inviare due noterelle di protesta) cerca di riassumere in poche righe la posizione ufficiale del Ministero sulla competenza a deliberare l'aliquota opzionale dell'addizionale. Da quest'anno, infatti, è necessaria una previsione regolamentare, perciò adottabile esclusivamente con deliberazione di Consiglio, per poter applicare l'aliquota. Ma dopo i primi tre paragrafi, sui quali non è neppure necessario soffermarsi, tanto risultano elementarmente chiari, nella stanza del direttore dell'ufficio deve essersi introdotto un sabotatore. Senza alcun problema, infatti, si dice, testualmente, che: "Va precisato, infine, che qualora il comune abbia già provveduto in passato ad istituire l’addizionale in discorso, non vi è la necessità di procedere a nuove deliberazioni, fatto salvo il caso in cui l’amministrazione comunale intenda modificare la misura dell’aliquota o introdurre la citata soglia di esenzione a norma dell’art. 1, comma 3-bis, del D.Lgs. n. 360 del 1998." La cantonata è talmente macroscopica che bisognerebbe chiedere al Ministero di ritirare immediatamente dal sito la nota per riscriverla come si deve e inviare a tutti i lettori un buono sconto per l'acquisto di un buon ansiolitico. L'imprudente uscita riesce in un colpo solo a contraddirsi rispetto a quanto detto poche righe prima e a insinuare nei comuni il dubbio che, in quell'ufficio, la Finanziaria non l'abbiano riletta neppure una volta prima di pubblicarla in Gazzetta. Nel paragrafo immediatamente precedente, correttamente, si faceva notare che la competenza consiliare (oltre che dalla inderogabile previsione con regolamento) deriva anche dalla eventualità di introdurre una soglia di esenzione in presenza di casi particolari. Poco dopo si dice che, si, il Consiglio viene interpellato in questi casi, ma se la Giunta ha deciso che l'addizionale non cambia, non servono altre pronunce. Ma, fino allo scorso esercizio, se l'ente non intendeva modificare l'aliquota doveva comunque approvare una deliberazione giuntale. Dov'è scritto che ora non servirebbe la pronuncia di nessun organo? D'altronde, un atto dell'organo esecutivo sarebbe comunque inefficace (annullabile, in realtà) perché viziato da incompetenza relativa. Serve necessariamente una deliberazione consiliare. E davvero in questo caso la norma non lascia spazio a voli di fantasia sulla sua applicazione. La conseguenza dell'inazione dei Consigli sarebbe, a questo punto, la disapplicazione dell'addizionale (aliquota zero), poiché a differenza di quanto accade per l'ICI (dove una specifica disposizione stabilisce l'aliquota da applicare in caso di assenza di decisioni dell'ente, il 4 per mille), per l'addizionale IRPEF nulla si dice nella norma istitutiva e regolamentare del tributo. Il consiglio del Dipartimento, insomma, rischia, se seguito, di far invalidare le sedute di approvazione del bilancio 2007. Sempreché, va da sè, le minoranze siano così attente da sollevare la questione per tempo.

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