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martedì 20 marzo 2007

Il bastone e la carota

Poveri revisori! Non bastava la minaccia di revoca immediata dei due terzi dei collegi nei comuni sotto i 15.000 abitanti, paventata (benché erroneamente) da più di un 'esperto', dopo la recente Finanziaria. Ci voleva pure la Corte dei conti, con le sue Linee guida 2007, a turbare definitivamente i sonni dei professionisti. A differenza dello scorso anno, infatti, la compilazione del modello (ce ne saranno tre versioni, secondo la dimensione demografica dei comuni) è diventata un adempimento tassativo, quasi fosse il parere sul bilancio di previsione o la relazione sul rendiconto (sulla falsariga dei quali, tra l'altro, sono ricalcate le Linee). A dispetto dell'assenza di un termine perentorio per la presentazione, dunque, i revisori dovranno comunque rispedire alle competenti sezioni regionali della Corte i questionari entro un termine che, per quanto riguarda il documento sul preventivo 2007, è stato individuato approssimativamente nella fine dell'estate, per dar modo ai magistrati contabili di disporre entro ottobre, laddove necessario, le pronunce che gli enti dovranno poi rispettare attraverso apposite deliberazioni consiliari, da adottare necessariamente entro il 30 novembre, ultima data possibile per introdurre variazioni al bilancio di previsione. Il ritardo non giustificato nell'invio farebbe scattare, a partire da quest'anno, una formale comunicazione della Corte ai rispettivi Consigli, con la richiesta di considerare addirittura la revoca del professionista (o del collegio) inadempiente. La Corte ha ragione a chiedere risposte tempestive. In caso contrario, di fatto, la sua azione nei confronti dell'ente sottoposto a controllo risulterebbe vana. E' però vero che la revoca dei professionisti è prevista esclusivamente in relazione a inadempienze dirette nei confronti dell'ente che lo ha nominato. L'Art. 235, c. 2, del TUEL infatti recita: "2. Il revisore è revocabile solo per inadempienza ed in particolare per la mancata presentazione della relazione alla proposta di deliberazione consiliare del rendiconto entro il termine previsto dall'articolo 239, comma 1, lettera d)." Se dal questionario spedito pur in ritardo emergessero profili di rischio per gli equilibri del bilancio dell'ente, ciò sarebbe stato già evidenziato dal revisore nel suo parere al bilancio di previsione, poiché i dati richiesti dalla Corte non sono un'estensione, semmai una sintesi, di quanto indicato nel parere. Il Consiglio, voglio dire, non dovrebbe aspettare la pronuncia della Corte per ritenersi investito della questione. Se, infine, la Corte chiedesse al Consiglio di revocare il professionista, l'intera vicende assumerebbe i contorni di un ironico racconto morale. Se, per distrazione o semplice incuria, il revisore non trasmetterà per tempo il documento, il Consiglio, già inadempiente, prenderebbe provvedimenti contro colui che ha segnalato, almeno in due occasioni, il rischio di disequilibri. Sembrerebbe di assistere al cambio di allenatore sulle panchine di un qualsiasi campionato di calcio. E la carota, dove sta? Per ora, direi nell'ammontare dei compensi in proporzione al lavoro svolto e alla responsabilità assunta. Ma il bastone, in questo caso, picchia forse troppo forte. O nel senso sbagliato.

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