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domenica 4 marzo 2007

La rabbia verde

Conoscete la storia dell'amministratore arrabbiato a causa del comma 718? Probabilmente no. D'accordo, vi faccio un veloce ragguaglio. Dunque, fino a un paio d'anni fa nel consiglio di amministrazione di una società a maggioranza di capitale pubblico sedeva il rappresentante comunale di una giunta ormai decaduta. Aveva accettato quell'incarico, lui impegnato già su molti fronti, dalla professione (responsabile della contabilità di un'impresa nel settore tessile) alla passione (uomo jolly, dunque indispensabile, di una società di calcio in C2) con il suo noto spirito collaborativo, che significava pomeriggi o sabati mattina dedicati alla società, indifferente alla mole di lavoro da svolgere. Anzi, siccome il gettone per il presidente del CdA era uguale a quello dei consiglieri, era riuscito a convogliare parte del budget destinato a pagare questi compensi, convincendo gli altri consiglieri a ridurre il gettone di tutto il CdA pur di innalzare quello del Presidente, che non si risparmiava per la società. Nel frattempo, però, l'Amministrazione comunale che lo aveva proposto aveva concluso il suo mandato, sostituita da una giunta di livorosi concorrenti, poco inclini alla diplomazia, ma fustigatori instancabili della morale pubblica, sempre pronti a salire sul loro cavallo bianco, modello Felce Azzurra, per salvare la P.A. dalle avide grinfie degli "altri". E non persero tempo. Dopo brevi consultazioni con la testa del partito di riferimento, fecero presente che era ora di fare un poco di repulisti in quel CdA. E la vittima designata non poteva essere che lui, il rappresentante del nemico politico numero uno. Con la stessa serietà e discrezione con la quale aveva accettato l'incarico, il nostro eroe scese dalla giostra e cedette la poltrona (o la seggiola, vedete voi) al nuovo cavaliere senza macchia. Il quale, bisogna dirlo, non si fece pregare e immantinente sparse guano tutt'attorno a lui contro il dimissionario, reo di essere stato nel CdA solo per il grisbi (come dicevano al porto di Marsiglia). E iniziò così una breve stagione di trasparenza e onestà, di limpide discussioni e dialoghi di alto profilo. Poi, con una mossa che qualcuno già si è affrettato a definire mai così opportuna, arrivò il comma 718. "(...) l'assunzione, da parte dell'amministratore di un ente locale, della carica di componente degli organi di amministrazione di società di capitali partecipate dallo stesso ente non dà titolo alla corresponsione di alcun emolumento a carico della società. " Di solito, il cavaliere non leggeva la Gazzetta Ufficiale, troppo paludata. Non sfogliava neppure Il Sole-24 Ore, troppo rosa. Italia-Oggi poi, con quel titolo nazionalista... Allora, gli ci volle qualche giorno per essere informato della novità. Fu il sindaco in persona il latore. Lo prese in disparte all'ora di pranzo, quando era più vulnerabile, e gli disse la verità. In municipio, raccontano che, ancora oggi, i muri tremano per le urla furiose del cavaliere senza più gettone.

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