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sabato 10 marzo 2007

Innocenti evasioni

La scelta di affidare a società costituite 'ad hoc' la gestione di alcuni servizi pubblici locali, anche istituzionali, comunque non di rilevanza industriale, è di solito motivata con la necessità di ridurre i costi fissi e razionalizzare l'utilizzo delle risorse disponibili. Poi, alla resa dei conti, scopriamo che l'impalcatura creata con tanta attenzione cela una voglia di deregulation, di briglie sciolte quasi insopprimibile. Ne costituisce esempio lampante il caso citato dall'Agenzia delle Entrate nella risoluzione n. 37/E dello scorso 8 marzo. Una società (nella forma a responsabilità limitata, quindi a tutti gli effetti commerciale) è affidataria della gestione dei "servizi informatici e telematici" di un comune. Il contratto di concessione è stato stipulato nella forma dell'"house providing", senza cioè esperire le necessarie procedure concorsuali d'appalto. Da ciò discenderebbe, secondo la società, un rapporto non commerciale tra i due enti e, di conseguenza, la irrilevanza ai fini IVA delle prestazioni rese a favore del comune dalla stessa S.r.l. Questa interpretazione, respinta drasticamente e senza possibili alternative dall'Agenzia, sembra voler far passare il concetto che il diritto commerciale, l'intera normativa tributaria, trovino una zona franca quando si tratta di operare all'interno di entità giuridiche costituite per gestire servizi pubblici senza rilevanza economica. Ma l'impostazione frettolosa di chi consiglia queste scappatoie dimentica che la strumentalità della società costituita rispetto al comune servito si ferma nel momento in cui la sua forma giuridica è quella di una società commerciale. Deroghe, a questo punto, non ve ne sono. Sembra quasi che possa verificarsi una sorta di sospensione temporale della norma per consentire liberamente alle pubbliche amministrazioni di spezzettare le proprie attività in rivoli specialistici e privi dei lacci tipici del settore pubblico. La confusione nasce anche dal voler mettere sullo stesso piano procedure di affidamento e soggettività ai fini fiscali. Come le pere e le mele. Peccato che il diritto non conosca deroghe se non espresse e motivate. In questo caso, grazie all'opportuno interpello, la società dovrà rassegnarsi a fatturare le prestazioni fornite al comune (e applicare l'IVA con aliquota ordinaria). Dovrebbe essere un motivo sufficiente per ripensare al senso delle esternalizzazioni selvagge.

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