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giovedì 29 marzo 2007

Guida pericolosa

Finalmente pubblicate, le Linee guida della Corte dei conti e i relativi questionari per i preventivi 2007 sono oggetto di una entusiasta campagna di stampa, dal sapore vagamente aprioristico, da parte del Lenzuolo rosa che anche ieri, per mano nientemeno che di Giuseppe Farneti, si esprime con termini dai toni reboanti: "ha già seminato importantissimi elementi di innovazione nella gestione di Comuni e Province", "forme di controllo che funzionano", "ricco di conseguenze per la vita degli enti e per la nostra democrazia", ecc. Lungi da me l'intento di sottovalutare l'importanza di un'attività che si preannuncia rinnovata, forte di un anno di esperienza sul campo. Non siamo di certo in grado di dare un giudizio così netto a favore o contro la nuova e ficcante attività della Corte, ma mi piacerebbe che qualche elemento di criticità fosse messo sul piatto, se non altro per ricordare che, con i mezzi a disposizione, la distanza fra l'efficacia complessiva del controllo degli O.Re.Co. e quello (pur sempre a campione) previsto attraverso le Linee guida è ancora siderale. L'aspetto più significativo in favore del controllo della Corte è senz'altro rappresentato dal suo coté collaborativo. In realtà, cioé, la verifica sugli strumenti di programmazione si caratterizza per la sua natura di segnalazione al Consiglio dell'ente di eventuali provvedimenti rettificativi in caso di evidenti scostamenti dalla buona gestione. E' un notevole passo avanti, soprattutto perché negli ultimi anni non è esistito, di fatto, alcun controllo sull'attività degli enti locali che non fosse quello, comunque sporadico e manifestamente non sistematico, derivante dall'iniziativa di singoli consiglieri desiderosi di mettere pulci nelle orecchie giuste (lodevole ma, non possiamo escluderlo, strumentale). Resta però il fatto che, concentrandosi su una percentuale limitata di enti, può aumentare la credibilità dell'intero sistema solo nel lungo periodo. Considerando, inoltre, che avviene quando i buoi sono già a mezza strada tra il recinto e la libertà, non rappresenta (ancora) quel radar preventivo che a suo tempo funzionava per tutti. E' vero che i questionari, quest'anno, si caratterizzano per una maggiore attenzione agli enti piccoli, che rappresentano il vero benchmark statistico da cui partire. E forse questo è il segnale più incoraggiante verso un'ulteriore estensione dei controlli. Ma torno a chiedere se le risorse a disposizione della Corte possono garantire la crescita di questo sistema oppure se ci si dovrà accontentare di verifiche a macchia di leopardo che non graffieranno a sufficienza la superficie e limiteranno gli approfondimenti alle situazioni croniche. Non è responsabilità della Corte attuare da sola una rivoluzione anche culturale (o restaurazione, fate voi). Ma o le si affideranno più mezzi oppure la riforma sarà riuscita solo per metà.

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