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venerdì 9 marzo 2007

Circolare, circolare....

Torno ad occuparmi di revisori perché il Ministero dell'interno ha infine detto la sua. Che è poi anche la nostra. La circolare multicolore di ieri mette fine ai dualismi rusticani delle scorse settimane e consegna l'immediata cessazione dei collegi nei comuni sotto i 15.000 abitanti all'oblio delle opinioni azzardate. Per una volta, la limpidezza del testo merita la citazione estesa: "(...) Il comma 732 introduce una modifica all'art. 234 del TUEL, prevedendo che l'organo di revisione abbia una composizione collegiale solo per i comuni con popolazione pari o superiore a 15.000 abitanti (il limite precedente era fissato a 5.000 abitanti). Per i comuni interessati alla modifica (quelli con popolazione compresa tra 5.000 e 14.999 abitanti) la disposizione trova applicazione alla naturale scadenza dell'incarico attualmente affidato all'organo collegiale: in tale occasione il consiglio comunale provvederà al rinnovo dell'organo nominando un solo revisore." Esplicito, senza sbavature. Terminerà, dunque, il tira e molla tra i fautori della cacciata repentina e quelli, vincitori, del rispetto della scadenza del mandato. In realtà, il Viminale fa un passo avanti e completa il quadro derivante dalla nuova disposizione. Il non irrilevante aspetto dei compensi dovrà essere regolato da un nuovo decreto ministeriale che modifichi le fasce di attribuzione. In attesa della sua emanazione, per i collegi in scadenza il Ministero suggerisce una impostazione al risparmio (in linea con la tendenza restrittiva in ogni settore della amministrazione pubblica), attraverso l'applicazione del compenso massimo oggi spettante ai revisori della fascia sino a 5.000 abitanti. Per non sembrare troppo tirchio, offre anche un consiglio alle amministrazioni locali: riservarsi di poter rivalutare il compenso alla luce dei nuovi limiti, una volta approvato il D.M. In realtà, le amministrazioni potrebbero già procedere a un incremento dei valori attualmente erogabili sulla base della vigente normativa. Infatti, il decreto del 20 maggio 2005 prevede un adeguamento anche sostanzioso (20% cumulato) per gli enti che dimostrino di aver sostenuto una spesa corrente e per investimenti al di sotto dei limiti indicati. Si tratta di soglie non impossibili, per le quali dunque non è necessario che l'ente sia più che mediamente virtuoso. Certo, si tratta di una facoltà consiliare, non di un automatismo. Almeno, però, ci si avvicinerebbe alle nuove cifre che giungeranno (a breve?) dal Viminale. L'ultimo aspetto da prendere in considerazione è quello dell'eventuale cessazione di uno dei componenti i collegi precari prima della scadenza naturale. Qui il Ministero non può far altro che ribadire l'unica soluzione possibile: l'incarico in sostituzione del membro uscente, che avrà durata pari al residuo mandato del collegio. Una ventina di righe, nel complesso, ma limpide. Tanto che ci si chiede se non sarebbe possibile dirle già prima queste cose, nel testo della legge che, invece, va sempre interpretata (e non sempre con risultati così inequivocabili).

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