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martedì 6 marzo 2007

Arecibo

Affogate nel mare di commi che quest'anno navighiamo da fine dicembre, riaffiorano all'occhio più attento le norme apparentemente meno significative, ma che, in fondo, offrono spunti gustosi se non di discussione, almeno di critica polemica. Al comma 474 (che insieme al cugino 475 fa comunella) si insinua una famigerata Commissione tecnica per la finanza pubblica. Dieci piccoli membri che avranno l'ardito compito di: formulare proposte per accelerare l'armonizzazione e il coordinamento della finanza pubblica (tradotto: dare ai bilanci degli enti pubblici una veste uniforme), migliorare la trasparenza dei dati conoscitivi della finanza pubblica (appunto), armonizzare i criteri di classificazione dei bilanci della P.A., elaborare studi preliminari e proposte tecniche per la definizione e il coordinamento della finanza pubblica e dei rapporti finanziari tra Stato ed enti locali e dell'efficacia dei meccanismi di controllo della finanza territoriale, valutare l'affidabilità, la trasparenza e la completezza dell'informazione statistica relativa agli andamenti della finanza pubblica, svolgere ricerche, studi e rilevazioni su richiesta del Parlamento. Francamente troppo per una sporca dozzina. Non sentite forte il profumo della burocrazia che si diffonde per ogni dove? Ci caricano di responsabilità sul versante dello snellimento delle procedure, della riduzione dei costi, della stretta sulle assunzioni. Ci impongono di aumentare alcune aliquote qualora non si rispetti il patto di stabilità. E sono solo le ultime manette in ordine di tempo. E poi, con scioltezza impudica, si decide di istituire un altro organismo, senza dubbio inutile, che partorirà studi pensosi e relazioni fiume, ma che soprattutto succhierà un altro po' di risorse che agli stessi fini potevano eventualmente essere dirottate, tanto per non far nomi, sul ben più sostanzioso ed efficace Osservatorio per la finanza e la contabilità degli enti locali. Quest'ultimo è indubbiamente la migliore idea partorita dalle parti del Viminale negli ultimi lustri. Ha introdotto un rigore di analisi e di approfondimento fino a ieri sconosciuti nelle vetuste stanze ministeriali. La redazione dei primi principi contabili ha confermato la serietà e la concretezza del lavoro svolto. La proposta di un rinnovato prospetto di conciliazione la prova provata che quel consesso serve davvero. Al contrario, se per dare un parere su come rendere più omogenei i bilanci pubblici è necessario riunire qualche volta l'anno un gruppo di espertoni senza macchia e senza paura, sospetto fortemente che ci troviamo già nuovamente all'anno zero della semplificazione amministrativa.

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