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venerdì 23 marzo 2007

Alla scoperta dell'acqua calda

Nonostante la proroga al 30 aprile, ufficializzata solo ieri e non ancora in Gazzetta, il numero di comuni che deve ancora approvare il bilancio di previsione 2007 tende ormai allo zero. E' dunque iniziata la verifica conclusiva sulla temuta torchiata dei tributi locali ai danni dei malcapitati cittadini. Il lenzuolo rosa si fa portatore delle migliori istanze informative, annunciando la pubblicazione periodica (per le prossime settimane, almeno) del trend 2007 di aliquote ICI e addizionale IRPEF rispetto all'anno precedente. Sbirciando nei dati aggregati pubblicati nel numero di lunedì scorso, la sensazione immediata è di un capolavoro di compensazione realizzato dalle amministrazioni locali che, nell'anno dello sblocco delle addizionali, hanno adottato l'approccio 'somma zero' nelle loro politiche fiscali. L'aumento dell'IRPEF locale, a detta di molti inevitabile dopo anni di stasi coattiva ma non necessariamente, poiché la luna di miele elettorale si è conclusa quasi per tutti (e in particolare per le amministrazioni che andranno a votare alla fine del prossimo maggio), si è rivelato, per ora, significativo ma non massicciamente oppressivo. E d'altro canto, anche dove esso è stato perpetrato, è stato mitigato da un corrispondente alleggerimento dell'ICI, quasi a riaffermare che, in tema di politica tributaria, le amministrazioni locali possono dare numerosi punti a quelle nazionali. La progressività imposta dalla Costituzione, insomma, viene meglio se fatta in casa. Non è detto che con ciò si rivitalizzi un principio decisamente impopolare, considerato lo spirito tutt'altro che collettivo dell'indole italiana, ma almeno si limiterà la sensazione che l'eguaglianza Comune=Tasse sia sempre vera. E non interessano qui le grandi città, per le quali, tra l'altro, non sembra ci sia l'intenzione di aumentare la pressione fiscale tout court, ma le municipalità che arrancano nelle quadrature tra spese e entrate correnti. Per questi enti sembra valere il primato dei rapporti di buon vicinato più che la necessità di fare cassa a tutti costi. Se la preoccupazione di un appesantimento del fisco locale era paventata dalla maggioranza degli osservatori, scommetterei volentieri un punto di addizionale che questa sensazione vista dal basso era tutt'altro che scontata. Per gli enti coinvolti dal patto di stabilità era, sostanzialmente, esclusa a priori dalla stessa imposizione di vincoli (salvo rientrare l'anno prossimo, sotto forma di sanzione, però), per tutti gli altri, invece, rappresenta certamente una boccata di ossigeno (qualche decina di migliaia di euro a punto è un gettito decisamente interessante), ma si tratta della tipica arma a doppio taglio sotto il profilo diplomatico dei rapporti con la comunità amministrata, che è lì sotto casa, non arroccata nei ministeri. Ci aggiorniamo ad aprile, per confermare l'ipotesi o bacchettare i sindaci vessatori.

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