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sabato 24 febbraio 2007

Le particelle elementari

Cosa accadrà realmente il prossimo 1° novembre? Sarà davvero improrogabile il passaggio delle funzioni catastali in capo ai comuni? Ipotizziamo di sì. Diamo fiducia, stavolta, all'inchiostro della Gazzetta Ufficiale. Non sfugge a nessuno che quella data rappresenta, se rispettata, una vera e propria rivoluzione. Non si tratta di un trasferimento di funzioni ordinario, dalla portata secondaria. Come quelli, cioè, risolvibili con qualche trasferimento erariale aggiuntivo che finanzi le nuove competenze, ma che non compromettono gli equilibri finanziari degli enti (e neppure quelli organizzativi). Qui, basta pensarci per pochi secondi, si affidano agli uffici tecnici compiti di gestione, organizzazione e aggiornamento di dati assolutamente inusitati. Benché sia possibile, infatti, trovare una soluzione in convenzione tra più enti, e ridurne l'impatto, la questione è decisamente più complessa. Innanzitutto, c'è il problema degli spazi. La quantità di pratiche cartacee che inonderà gli enti insieme alla indispensabile banca dati informatica richiederà la messa a disposizione di locali idonei per stoccare (senza lasciarle marcire, va da sè) le migliaia di pratiche che ciascun ente dovrà poi tenere aggiornate ("tenuta dei registri immobiliari (...), trascrizione, iscrizione, rinnovazione e annotazione (...)". Quanti municipi hanno già disponibili le stanze da dedicare appositamente all'archiviazione? Certamente non quelli più piccoli. Tra l'altro, se si scegliesse la forma della convenzione tra enti, il problema sarebbe moltiplicato per il numero degli enti convenzionati.
Altro elemento critico: la formazione del personale. Che è cosa, naturalmente, indispensabile. Ma la forma del distacco, prevista dalla norma, non è certamente la più facilmente praticabile. Posto, cioè, che le risorse di tecnici e amministrativi sono mediamente limitate, o comunque tarate verso il limite minimo organizzativo, se una parte delle trentasei ore settimanali dovrà essere dedicata al lavoro in tandem, con i tecnici dell'Agenzia del Territorio, immagino un livello di criticità molto prossimo al crash. Infine, l'esclusione di qualsiasi forma di esternalizzazione del servizio, giustificata con la necessità di non gravare ulteriormente sulle finanze pubbliche, ha uno strano aroma di ipocrisia: come appena ricordato, in fatti, quanti enti possono disporre di personale eccedente da assegnare alle nuove funzioni? Se poi si considerano le restrizioni alle assunzioni, sempre riproposte e mai allentate, si può rapidamente verificare che il carico di lavoro sarà pressoché insostenibile. E dei trasferimenti finanziari sinora non ha parlato nessuno. Così, se il maggior costo del trasferimento sarà pressoché interamente a carico delle autonomie locali, il cerchio sarà chiuso. L'unico zuccherino, ad oggi, è fornito dalla gradualità con la quale la documentazione cartacea sarà trasferita agli enti, previa verifica del progressivo adattamento operativo e professionale dei comuni alle nuove funzioni. Ma sembra davvero troppo poco.

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