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lunedì 19 febbraio 2007

La livella

Altro che Imposta di scopo, altro che ICI. Soprattutto, altro che Addizionale comunale all'IRPEF. L'inchiesta sparata oggi in prima pagina da Il Sole-24 Ore svela uno dei segreti peggio custoditi dalle amministrazioni comunali: le multe per infrazioni stradali sono sempre più di frequente il salvagente dei bilanci degli enti locali. Il dato è, ad un tempo, impressionante (per dimensioni finanziarie medie) e coerente (con le ristrettezze alle quali non si sa spesso come far fronte). Al di là, infatti, degli eccessi citati nelle pagine rosa (come quel comune livornese di 1.500 abitanti che con un autovelox è riuscito ad accertare la bellezza di 1 milione e settecentomila euro in un solo anno), non è assolutamente un mistero che la possibilità offerta dalla tecnologia di cogliere in fallo gli automobilisti e quindi incassarne le ammende sia sfruttata ordinariamente come risorsa supplementare per finanziare la spesa corrente. Certo, da qui a raggiungere (se non superare) il gettito complessivo delle entrate tributarie ce ne corre. Ma, possiamo osservare senza tema di essere smentiti, che il famoso articolo 53 della costituzione, quello che introduce il concetto di capacità contributiva, trova un pilastro essenziale nelle sanzioni stradali. Si tratta o no della forma più democratica di tassazione? Vabbé, la troviamo mascherata da punizione pecuniaria, ma, in fondo, si tratta pur sempre del prezzo da pagare per indulgere nel più italico dei vizi: la velocità su strada. Di fronte al quale nessuna distinzione di classe e censo regge a lungo. Risolto (forse) il problema sociologico, resta un busillis contabile non indifferente. E certamente più serio, almeno sotto il profilo dell'equilibrio finanziario di lungo periodo. Se è vero che le entrate da multe sono per natura economica sicuramente extratributarie, quindi correnti, è altrettanto pacifico che la loro alea dipende, a differenza dei tributi in senso stretto o delle tariffe per le prestazioni di servizi, da elementi non predeterminabili: ad esempio, dalla virtuosità degli automobilisti, dalla loro propensione all'autolesionismo (se sanno della presenza dell'infernale macchinetta), dagli effetti positivi dell'obbligatoria spesa per prevenire le infrazioni (finanziate come noto con una quota di quegli stessi proventi). Tutti elementi questi che contribuiscono a trasformarle in un'entrata incerta. Non sottovaluterei in sintesi il rischio che queste entrate possano diventare, surrettiziamente, una sorta di 'oneri di urbanizzazione di nuova generazione': potenzialmente una miniera d'oro, ma il cui filone rischia di esaurirsi senza preavviso.

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