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giovedì 15 febbraio 2007

De Coubertin insegna

Nel fiume carsico delle disposizioni di una Finanziaria raramente così logorroica, cinque commi si insinuano a imporre un nuovo adempimento agli uffici finanziari. Si tratta del quintetto che va dal n. 587 al n. 591. Vi si dice che ciascun ente locale deve comunicare annualmente al Dipartimento della funzione pubblica una serie di dati riguardanti le partecipazioni dell'ente a consorzi (intesi in senso stretto, naturalmente; il che esclude le convenzioni per l'esercizio di alcuni servizi) e società. La mancata trasmissione è sanzionata in modo già determinato, quindi con una sufficiente dose di efficacia e perentorietà: da un lato, gli enti non potranno erogare somme a favore delle entità partecipate a qualsiasi titolo. Se, nonostante il divieto, ciò accadesse comunque, il Ministero decurterà dai trasferimenti a favore dell'ente una quota pari a quanto erogato in violazione. Sarà sicuramente necessario un decreto ministeriale per approvare le specifiche di trasmissione, visto che è previsto esclusivamente il sistema telematico o comunque informatico. In questa disposizione sono contemplate le partecipazioni infinitesimali degli enti a società che, ad esempio, gestiscono forniture di acqua o gas, e quelle, molto più significative, in società appositamente create per la gestione di servizi da parte di enti di dimensioni significative. Credo che il problema principale, per la maggior parte degli enti, nasca qui. Laddove la partecipazione è consistente o, addirittura, maggioritaria, il rapporto con gli organi societari è evidentemente paritario e la comunicazione di dati e notizie sostanzialmente biunivoca. Non poco diversa è, invece, la situazione (per numero di enti coinvolti, certamente più frequente) di una partecipazione frammentaria in società di capitali. Nonostante la costante tiritera secondo la quale l'efficienza del privato è, per definizione, nettamente superiore a quella del pubblico, chiunque si sia trovato nella situazione ricordata, avrà sperimentato la frequentissima tendenza della struttura di queste società a fornire quasi con riluttanza i dati relativi alla propria attività.
Sarà la quantità di soci, che moltiplica le fotocopie da distribuire, sarà la scarsa attenzione verso azionisti, che, probabilmente, non hanno neppure un membro nel consiglio di amministrazione, fatto sta che i documenti più elementari restano quasi un segreto industriale. Le nuove disposizioni dovrebbero eliminare qualsiasi alibi e restituire un dignitoso livello di collaborazione con gli enti che, di fatto, sono la società partecipata.

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