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mercoledì 21 novembre 2007

La furia di Chen

Certi titoli fanno sobbalzare più del caffè bollente. Uno apre il giornale (certo, forse la mattina è meglio scegliere accuratamente quale sfogliare per primo) e lì, sfacciatamente, si confronta con la nuova realtà: "L'iscrizione all'INPDAP di pensionati e dipendenti pubblici diventa (letterale) facoltativa." A dire il vero, il vento gelido che si porta via le pensioni soffia da un pezzo anche da queste parti. Nessuno però si aspettava che avesse già prodotto il primo perverso effetto: eliminare la ritenuta sullo stipendio, forse il primo tentativo di autogestione previdenziale di massa. E infatti, non ci ha creduto nessuno. Anche perché la notizia è un'altra: ciò che realmente diventa facoltativo, già da questo mese, è il prelievo dello 0,35% a carico del lavoratore per finanziare le prestazioni creditizie degli iscritti INPDAP. Il che comporta che, per i soli nuovi assunti, è necessario produrre una comunicazione nella quale si aderisce in modo esplicito a questa parte di prestazioni agevolate (piccoli prestiti, cessioni del quinto, mutui e altro) dell'istituto unitario. Tutti gli altri, automaticamente, risultano iscritti a far data dallo scorso 1° novembre. In pratica, si inverte l'onere della richiesta: fino ad oggi si era iscritti ab origine, salvo disdetta; d'ora in poi, varrà il principio opposto. La norma è stata cambiata a furor di popolo, non avendo riscosso alcun entusiasmo nel comparto interessato. Insoddisfazione nata soprattutto dal meccanismo capestro che applica d'autorità il prelievo in busta paga, salvo recesso esplicito, abilissimo e fin troppo semplice sistema per far liquidità in breve tempo. Fin qui la suspense giornalistica risulta piuttosto smorzata, anzi, si finisce per ridere di gusto, perché chi firma l'articolo (dedicato all'illustrazione di alcune delle novità contenute nel decreto fiscale collegato alla Finanziaria) si è evidentemente convinto che tanto vale spingere il pedale dell'acceleratore e (senza volerlo?) propone una battuta degna del miglior cabaret: poiché il prelievo diventa facoltativo, chiosa l'autore, "salasso automatizzato dell'Inpdap scongiurato". Salasso? Lo 0,35%? A meno che non si riferisca allo stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione, ci aggiriamo intorno ai 5 euro mensili, più o meno. Non dico che una trattenuta in più faccia fare i salti di gioia, ma qui, al massimo, salta un capillare, non l'aorta. Una volta dissipata la nebbia attorno allo scoop della settimana, l'articolista si dedica a fornire qualche precisazione intorno alla novella disposizione normativa. Ma la fretta è, sul serio, cattivissima consigliera. Il decreto legge rettifica l'originario testo che disciplina il Fondo credito (D.M. 7 marzo 2007, n. 45) e sostituisce il comma 2 dell'art. 2 che ora recita: "2. Per i lavoratori ed i pensionati aderenti alla gestione credito INPDAP l'iscrizione decorre a partire dal 6º mese successivo alla data di entrata in vigore della presente disposizione". Il che determina dal 1° novembre l'entrata in vigore della nuova disciplina. Non per l'ignaro articolista, però, il quale sostiene che i sei mesi devono ancora trascorrere, perché legge la "presente disposizione" intendendo lo stesso D.L. n. 159/2007. Va bene che le norme sono, mediamente, scritte in modo pessimo. Ma diamine, almeno quando non ci serve l'interprete, evitiamo di scivolare sul sapone, come in questo caso. E, direte voi, qual è il quotidiano che ci ha marciato sopra con tanta noncuranza? Dai che lo sapete...

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