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lunedì 12 novembre 2007

Dopo il diluvio

La più recente novità dal Paese dei balocchi fa più ridere di un'ottima barzelletta. Sotto l'egida di Anci, il vice ministro dell'Economia e delle Finanze è passato da Brescia la scorsa settimana (l'occasione: la conferenza dedicata alle autonomie locali e alla Finanziaria prossima ventura) e, forse per non deludere le aspettative di un uditorio assetato di concessioni, forse perché davvero deluso dagli sviluppi in Parlamento, ha buttato lì, con nonchalance la seguente affermazione: "È del tutto stravagante togliere ai Comuni quote di fiscalità immobiliare, che in tutto il mondo è la principale fonte di finanziamento degli enti locali, soprattutto ora che stiamo decentrando il Catasto." Il riferimento, ovviamente, era alla nuova detrazione sull'ICI relativa all'abitazione principale, a carico dello Stato, salvo rimborso. Con questo ardito sistema premiante, i proprietari della casa di abitazione potranno aggiungere alla detrazione approvata dal rispettivo comune un massimo di 200 euro, a meno che non abitino in un castello. Rincarando una dose già massiccia di veleno, il professor Visco, poi, ci ha tenuto a ribadire che un meccanismo come quello studiato in questa occasione ricorda più l'epoca borbonica che non il ventunesimo secolo, carico com'è di impeto centralista. La chiosa dell'intervento, poi, è sembrata davvero estratta da un volantino proletario degli anni settanta: che motivo c'è di attribuire sconti fiscali alle "case dei ricchi"? La lunghezza d'onda tra viceministro e associazione dei Comuni si è così completata a scapito della serietà delle proposte politiche. Che da mesi la questione di come gestire al meglio le casse dorate del tesoretto fosse anche più importante dei delicati equilibri politici della nazione non è un mistero. Quante volte, dall'estate in avanti, la stampa (anche non specializzata) è stata usata come megafono privilegiato del populismo più sfacciato. Ma che una volta cucinata l'omelette, si dica che l'uovo era marcio, a me sembra la più esplicita delle prese in giro. Passi che un'osservazione del genere possa giungere da un sottosegretario alla pubblica istruzione, posto che, in ogni caso, non si possa barattare quando si voglia il proprio abito istituzionale per il grembiulino della merenda. Lascia, invece, totalmente basiti che si esprima così un esponente (e di che grado, poi) dello stesso dicastero che, doverosamente, ha messo nero su bianco la fatidica norma. Tra l'altro, che questo sconto d'imposta non piaccia ai comuni è cosa arcinota fin dall'inizio. Una volta letto per bene il dettaglio di come esso opera, è piaciuta a tutti ancor meno. Peccato che la manovra sia ad uno spartiacque importante e che al Senato l'art. 2 sia già stato approvato. Quali margini di manovra sussistano per stravolgere quel testo non saprei dire. Data la risicata maggioranza, immagino che si tratti di una fessura o poco più. Dunque, a tutti gli effetti, dal 2008 entrerà in vigore una norma avversata (naturalmente) dai comuni e (diabolicamente) dall'erario. Se Visco arriva ora a perorare la causa dell'autonomia tributaria locale e ne è davvero convinto, lo attende un compito erculeo: quello di far rientrare la maionese nel tubetto.

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