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mercoledì 1 agosto 2007

Il miglio verde

La notizia che è appena stato licenziato dal Ministero dell'Economia e delle Finanze un disegno di legge per introdurre, obbligatoriamente e progressivamente, un bilancio ambientale anche nelle amministrazioni pubbliche sembra fatta apposta per alimentare discussioni e polemiche sullo stato dell'arte, nel 2007, dei sistemi contabili utilizzati negli enti locali. L'iniziativa, ambiziosa come poche altre (e riproposta senza successo da qualche legislatura in qua), non si propone certo di attivare in breve tempo un impianto tecnico così complesso. E' previsto, infatti, un congruo periodo di transizione, di due anni al massimo, indispensabile per adeguarsi al nuovo impegno. Il fatto stesso che questo processo evolutivo nel mondo della contabilità pubblica si sia avviato (unilateralmente, certo, poiché non vi è traccia di concertazione con le autonomie locali) depone immediatamente benissimo a favore delle ottime intenzioni dei vertici della Ragioneria statale. Depone però malissimo contro la inveterata abitudine di mettere il carro davanti ai buoi. La contabilità ambientale è di certo un apprezzabile obiettivo strategico; citando il recente DPEF: "la sfida del cambiamento del clima impone anche di riconsiderare gli attuali modelli di contabilità economico-finanziari, affiancandogli sistemi contabili e di bilancio in grado di rilevare l'incidenza sull'ambiente delle politiche pubbliche. In tal senso il governo si impegna ad introdurre un sistema di contabilità e bilancio ambientale nello Stato, nelle Regioni e negli enti locali che integri gli atti di programmazione economica o-finanziaria e di bilancio dello Stato, delle Regioni, delle Province e dei Comuni, allo scopo di assicurare conoscenza, trasparenza e responsabilità all'azione di Governo rispetto ai principi dello sviluppo sostenibile, assicurando, altresì, il diritto all'informazione ambientale." La sequela di concetti alti non riesce a celare completamente la mia personalissima irritazione per la totale mancanza di chiarezza non sul dove si vuole andare, ma sul dove si è ora, estate 2007, nel percorso verso un sistema condiviso di rilevazioni contabili. Poiché stiamo ancora attendendo i principi minimi ai quali dovrebbero uniformarsi gli enti locali nell'implementare la propria contabilità economica (la Finanziaria 2007 fissava il termine al 30 giugno appena trascorso), rimaniamo sospesi nel limbo di una contabilità finanziaria che tutti sostengono sia obsoleta e qualche abbozzo di contabilità economica, che ciascuno acconcia secondo le proprie esigenze, proprio perché linee guida univoche non ve ne sono. E dovremmo quindi aggiungere la contabilità ambientale? Per accumulazioni successive potremmo giungere, paradossalmente, al più avanzato sistema contabile pubblico mai concepito, ma tutto sulla carta, splendido nella sua completezza, malinconico nella sua inutilità. Qualcuno potrebbe sostenere che in qualche ente pilota la sperimentazione è stata avviata e sta producendo effetti positivi. Ma il punto è appunto questo: un manipolo di comuni ben organizzati si presta a migliorare ulteriormente lo standard della qualità amministrativa. Solo la loro, però. Gli altri, infinitamente più numerosi e (non necessariamente per colpa loro) più 'normali', si vedono arrivare contromano tutti i provvedimenti più innovativi che si possano ideare senza che, prima, qualcuno si impegni a mettere i puntini sulle 'i' dell'esistente. Che pensiero si ha del c.d. 'sistema Paese' se ciascuno marcia alla sua velocità e per i meno efficienti rimane l'obbligo di arrangiarsi a trovare il bandolo di una matassa che nessuno vuole districare.

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